Francesco
è uno di quei “piccoli” ai quali Dio ha rivelato Suo Figlio
Gesù.
Davanti al Crocifisso, Francesco chiede luce per la mente,
fuoco nel cuore e forza per la volontà per decidersi per Cristo e il
suo Vangelo: «Alto e glorioso Dio illumina le tenebre del mio cuore".
E’ il cuore che rappresenta la sede dello spirito, il sacrario
della coscienza, la radice di quanto è buono e cattivo, il centro
decisionale della persona.
E dunque “illumina le tenebre del mio
cuore” equivale a dire:-convertimi! Che io non viva più per me
stesso; sii tu il centro di tutta la mia vita! Che io viva per Te!
Convertimi!.
Francesco vuole vedere, vuole conoscere e vuole agire.
Dammi una fede retta, speranza certa, carità perfetta, umiltà
profonda.
Francesco si sente scelto da Dio e in Lui vuole credere, in
Lui sperare, Lui amare. Pregando e contemplando il Crocifisso che gli
sta dinanzi Francesco vede, conosce e si decide. La vita di Cristo è
il modello ideale al quale Francesco ambisce identificarsi il più
possibile. Non aveva altra guida, se non Cristo. E Gesù continua a
vivere in Francesco la sua vita, a manifestare il suo amore, a
rinnovare i suoi divini misteri, dall’Incarnazione alla Passione,
dalla vita pubblica alla vita eucaristica.
Per poter seguire Gesù ed
amare Gesù bisogna conoscerLo. ConoscerLo non solo esteriormente ma
nell’intimo, in modo che il nostro cuore ne sia infiammato. Tutto,
a volte, ci appare difficile, ma basta un nulla perché torni il
sereno, perché tante esperienze negative, tante contrarietà
improvvisamente passino. Ci vuole molta maturità per sentire «la
voglia di vivere». Tutti coloro che si impegnano a vivere il vangelo
a desiderare sopra ogni cosa lo spirito del Signore e la santa sua
operazione, sono imparentati con Dio. Per questo tutti gli uomini
sono chiamati a vivere intensamente la propria vita. Viverla non solo
per le cose belle ma anche per quelle che la tormentano, soprattutto
per tutte le realtà che ci allontanano dalla speranza. Ma noi
veniamo da Dio e dobbiamo andare verso Dio continuamente anche perché
siamo stati consacrati a Lui mediante il battesimo e per questo siamo
chiamati a rendere ragione alla speranza che è radicata
profondamente nella nostra vita. Questa speranza è Gesù Cristo.
Questa speranza è dentro di noi. Questa speranza non delude. Questa
speranza non muore mai.
Francesco con la sua fede ci dice proprio
questo. «non si vive per morire ma si muore per vivere» Un invito,
dunque, a morire a noi stessi: agli idoli che ci siamo fatti, a saper
uscire da questo “Egitto”, da tutto ciò che ci tiene prigionieri
e sono le cose di ogni giorno che ci tengono fermi e inchiodati. Se
sappiamo morire a tutto questo, dentro di noi può accendersi il
desiderio di guardare il cielo per“danzare il canto della vita”.
Il canto di Francesco è il canto dell’uomo salvato, dell’uomo
redento, dell’uomo riconciliato con Dio e con i fratelli.
(P. Stefano Orsi, ofm)
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.