Abbiamo
delle parole grandi nella liturgia di oggi: la gioia e l'amore, la
gioia e l'impegno; l'impegno e l'amore che danno la gioia vera.
Quali
i motivi della gioia? Il Signore ha perdonato e perdona peccati,
vuole perdonare tutti chiamando a conversione, a vita nuova, a vita
buona.
"Il
Signore è in mezzo a te, è un Salvatore potente". Il vero
motivo della gioia: il Signore è vicino!.
"Siate
lieti, sempre, ve lo ripeto, siate lieti: il Signore è vicino".
Quanto
è importante affrontare le situazioni e i problemi della vita con la
luce della fede! E' importante essere sereni, avere fiducia, non
scoraggiarsi.
Il Signore è vicino, con noi c'è il Signore, Lui sa
di che cosa abbiamo bisogno. Anche nei momenti più difficili,
vogliamo credere e sperimentare che è un Salvatore potente e farà
tutto per noi, anche al di là delle nostre attese.
E
il messaggio del vangelo ci indica la strada della gioia che consiste
nell'amore al prossimo e nella fedeltà ai nostri doveri. Il vangelo
parla dei gesti concreti della conversione.
A
Giovanni si rivolgono anche persone fuori della legge ebraica:
pubblicani, soldati.Ha una parola per tutti, e molto pratica
Giovanni
Battista ci dice come dobbiamo vivere l'Avvento, come dobbiamo vivere
davanti al Signore, nell'attesa di Lui, come dobbiamo vivere la vita,
nella scelta dei valori fondamentali. Alla domanda: Che cosa dobbiamo
fare? Egli risponde: "Chi ha due tuniche ne dia a chi non
ne ha e chi ha da mangiare faccia altrettanto".
Quale
concretezza se vogliamo vivere la conversione del cuore e della vita,
se vogliamo vivere la giustizia e dare dignità e possibilità di
esistenza a chi ci è fratello, ovunque si trovi! "Possiedo ciò
che ho donato", ha scritto qualcuno.
Sulla terra possiedo ciò
che ho messo in banca; per la vita eterna, possederò ciò che ho
messo nella banca di Dio, che è il prossimo: la famiglia (la sana
cura della famiglia), gli altri (le situazioni che incontro e nelle
quali posso intervenire), i poveri e i sofferenti (presenza specifica
di Cristo).
Come
è attuale e necessario questo richiamo nel mondo di oggi, in tante
situazioni vicine e lontane!
Il mondo vive le forme più gravi
dell'ingiustizia: i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sempre
più poveri (o impoveriti, a causa dello spreco dei ricchi).
Come
cristiani siamo chiamati per primi alla conversione, cioè a servire
la verità e la dignità di ogni vita, di ogni persona. Siamo
chiamati a vivere la sobrietà, per non lasciarci scivolare nella
logica del consumismo e dello spreco, per imparare a condividere con
gli altri quanto abbiamo.
Abbiamo
anche il dovere di denunciare, richiamare, testimoniare, perché il
mondo cambi rotta, anche se può sembrare impossibile (ma nulla è
impossibile a Dio e agli uomini di buona volontà).
Possiamo farlo
anche con piccole azioni concrete: solo così possiamo sentirci
"uomini" e "cristiani".
"Chi
ha due tuniche..." "E' dando che si riceve..." dice la
preghiera di S. Francesco.
Ognuno
deve compiere bene il proprio dovere. Giovanni, ai pubblicani,
risponde: "Non esigete nulla di più di quanto è dovuto"
Ai
soldati ricorda di accontentarsi delle proprie paghe e quindi di non
fare violenza per i propri interessi.
"Dopo
di me viene uno che è più grande di me". E' il momento in cui
si vede la grandezza e l'umiltà di Giovanni Battista. Non è venuto
per sé, non ha attirate le persone a sé, ma le ha preparate per il
Cristo e ora gliele vuole affidare. Sentirà anche lui le strette al
cuore dell'istinto umano, ma sa gioire perché seguono Gesù, il vero
Salvatore, come faranno anche due dei suoi discepoli.
La
conversione è preparazione del cuore, è vivere in questo tempo con
particolare intensità i sacramenti: la confessione, la S. Comunione,
che è il Signore Gesù in noi e noi in Lui; il Signore Gesù che mi
spinge e mi dà la forza di condividere la tunica e tante altre cose
con chi non ne ha, ad essere misericordia per i fratelli.
(don Roberto Rossi)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 3,10-18.
Le folle lo interrogavano: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva: «Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare, e gli chiesero: «Maestro, che dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi che dobbiamo fare?». Rispose: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti si domandavano in cuor loro, riguardo a Giovanni, se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel granaio; ma la pula, la brucerà con fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni annunziava al popolo la buona novella.
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