mercoledì 11 maggio 2016

DOVE SONO LE TENEBRE,CH'IO PORTI LA LUCE


E’ ancora vivo nei nostri cuori il ricordo di quanto, ogni anno, avviene all'inizio della grande veglia pasquale: dopo aver benedetto il fuoco nuovo, il celebrante o il diacono entrano in chiesa, completamente al buio, portando il cero pasquale acceso a quel fuoco e proclamando per tre volte: “La luce di Cristo!”; è bello quando quella luce si fa avanti alle porte della chiesa e ai nostri occhi, che si sono abituati al buio, appare come fiamma viva che inizia a dipanare le ombre, a delineare i volti delle persone a cui si avvicina; poi, la luce del cero si ferma per la seconda volta…dalla sua fiamma iniziano ad accendersi le fiamme delle candele che ognuno tiene tra le mani e ognuna di queste fiammelle da forma a ciascun volto, scolpisce, come un abile scultore, i corpi di ogni persona e tutte le cose che vi stanno intorno; infine, alla terza invocazione, ecco illuminarsi tutta la chiesa, le tenebre si dissolvono, tutto appare chiaro e inizia il canto solenne dell’Exultet…è l’annuncio della Pasqua…”lo splendore del Re ha vinto le tenebre!”.
Quel breve percorso che il cero pasquale, simbolo di Cristo, compie dal fondo della chiesa al presbiterio durante la Veglia pasquale potremmo paragonarlo al percorso, forse più articolato e complesso, che Dio compie nelle nostre vite, nei nostri cuori per portarci alla luce del suo Amore. Infatti, Dio non fa entrare la sua luce nei nostri cuori in modo “violento, come quando, entrando in una stanza buia, viene accesa la luce, ma vi entra gradualmente, passo dopo passo, scolpendo pian piano le tenebre che avvolgono il nostro cuore; come la flebile fiamma del cero pasquale, nella Veglia pasquale, all'ingresso della chiesa, comincia a dare forma ai visi e alle cose, così, entrando nella nostra vita, Dio comincia a plasmarla, a darle forma, a rendere chiaro ciò a cui ognuno è chiamato; Dio comincia a dipanare le tenebre del peccato per portare alla luce i lineamenti del suo Amore…ci rende chiara la meta, ci fa gustare la Verità, la vocazione a cui orientare la nostra vita.
C’è un momento, nella vita, in cui il cuore di ognuno viene avvolto dalle tenebre perché si trova nel buio del peccato, perché ci sono ferite aperte che stanno oscurando la nostra Fede, la nostra Speranza, perché lasciamo che i nostri problemi, le nostre difficoltà offuschino i nostri sogni, i nostri progetti. Se ognuno di noi, però, accoglie nel proprio cuore la luce di Cristo, tutta la vita si illumina di una luce nuova…una luce che rende più luminosa ogni nostra azione…una luce che si accende alla lampada della Misericordia…una luce che si alimenta con l’olio del Perdono…una luce che trasmette la propria forza, il proprio calore anche a chi incontriamo…una luce che “contagia”, una luce che si diffonde e dona vita perché in essa la vita prende vigore, si desta dalle tenebre del peccato, delle ferite, degli errori.
Allora, ha proprio ragione S. Francesco nel collocare la Luce nella “Preghiera semplice” come strumento di Misericordia e di Pace: portare la luce dove vi sono le tenebre significa permettere che Dio faccia breccia nella vita di ognuno con la Luce del suo Amore. 
Quando il nostro cuore viene inondato dalla luce dell’Amore, diventa esso stesso fonte di luce per gli altri. Così, portare la luce significa donare vitaperché Dio ci dona la luce della vita; portare la luce significa donare Speranza…perché Dio ci dona la luce della Speranza; portare la luce significa donare Pace…perché Dio ci dona la luce della Pace; portare la luce significa donare Misericordia…perché Dio ci dona la luce della Misericordia; portare la luce significa donare Amore…perché Dio ci dona la luce dell’Amore.


Paolo


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