mercoledì 13 luglio 2016

(…che io non cerchi tanto) Ad essere compreso, quanto a comprendere


Comprendere è una parola dal significato semplice ma che il nostro mondo sembra aver dimenticato. Già, perché comprendere significa “prendere insieme”, “prendere con sé”…significa, cioè, farsi carico di qualcuno, prendersi cura di una persona, dare modo ad ognuno di essere parte della propria vita perché ognuno è mio prossimo, è mio fratello, è dono di Dio per me.
S. Francesco ha ben intuito che tutto il creato è un dono di Dio a cui si deve rendere lode; attraverso le creature si arriva a comprendere, a cogliere il significato di quel grande Amore che Dio ha per ognuno di noi…ogni cosa, ogni essere vivente viene compreso nella creazione che Dio ha voluto…e ogni creatura, consapevole della propria appartenenza al creato, tende al Creatore e a Lui rivolge la sua lode per il dono grande della propria vita, della propria esistenza.
Papa Francesco ci mette continuamente in guardia dalla “cultura dello scarto”: egli ci invita ad essere inclusivi e non esclusivi, a comprendere e non ad escludere. Appare evidente come il mondo d’oggi abbia perso la capacità di cogliere fino in fondo il significato di comprendere: laddove comprendere significa accogliere, includere, prendersi cura dei più deboli, di chi è in difficoltà, il nostro mondo contrappone un modello basato sull’esclusivismo, un modello dove a prevalere è l’arrivismo, il perfezionismo, l’apparenza e l’edonismo più sfrenato…un modello dove il denaro e il possesso diventano unica misura della propria dignità, le relazioni sono a proprio uso e consumo e non si è più capaci di costruire rapporti più forti, più umani ed umanizzanti…un modello dove l’umanità viene disumanizzata, viene resa una cosa che vale per l’uso che se ne può fare, in cui è utile ciò che crea un guadagno, un tornaconto personale e tutto il resto viene scartato alla stregua di un vecchio televisore che non è più al passo con la tecnologia….Chi non ce la fa a corrispondere a pieno a questo modello soccombe, viene escluso e, per lui, diventa molto difficile risollevarsi. Così, gli anziani, i disabili, i disoccupati, i senza tetto e persino le normali famiglie vengono poste al di fuori di un modello di società in cui a prevalere è uno sterile individualismo. S. Francesco, invece, ci insegna che l’uomo è fatto per la Fraternità, realizza la propria vita nella relazione con l’altro, nell’amare donandosi: includendo, prendendo con sé il fratello nella sua interezza, nella sua specificità, con tutti i suoi limiti posso realizzare fino in fondo la mia vita in pienezza.
Comprendere ha anche il significato di capire,intendere. Un’altra mancanza del mondo d’oggi sta proprio nelle difficoltà di capirsi, di intendersi, di comprendersi: ormai, la tecnologia ci permette di raggiungere ogni persona e comunicare in ogni parte del mondo, le distanze si sono ridotte….ma a una migliore possibilità di comunicare non corrisponde una altrettanto migliore capacità di ascoltare. E, allora, ci si parla ma non ci si comprende, si comunica ma non si condivide. Fare Fraternità non significa, quindi, semplicemente, saperci accogliere, stare insieme nonostante le nostre fragilità, ma significa anche sapersi ascoltare: in ogni relazione, l’ascolto, l’ascoltarsi reciprocamente viene prima di tutto…solo se so ascoltare posso comprendere, prendere con me l’altro nella sua totalità e condividere con lui tutto me stesso, ciò che io sono, ciò che io sto vivendo. Nel mondo d’oggi, l’ascolto delle persone viene soffocato dalle urla dei più forti, dal rumore di un’opinione pubblica che spesso viene manipolata da una “propaganda” basata sugli interessi personali di chi detiene il potere; di fronte a questo rumore, il grido di sofferenza dei più deboli, che invocano un aiuto, diventa un flebile sussurro inascoltato.

Chiediamo, allora, come S. Francesco, di saper comprendere fino in fondo, di includere ed ascoltare le persone che il Signore mette sui nostri passi per poter realizzare, attraverso la Fraternità, la nostra piena umanità, una vita piena da figli amati dal Padre.
Paolo Mancini

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