mercoledì 7 settembre 2016

(…ch’io non cerchi tanto) Ad essere amato, quanto ad amare


Chiara Corbella diceva che nella vita non è importante fare qualcosa, ma nascere e lasciarsi amare”. C’è una meravigliosa continuità tra quanto S. Francesco ci dice nella Preghiera semplice e questa bellissima frase di Chiara Corbella: Ch’io non cerchi tanto ad essere amato” ci dice che non occorre sforzarsi a cercare Amore perché l’Amore è di per sé gratuito, altrimenti non è Amore…ed è quello che, nella sua semplicità, Chiara Corbella cerca di spiegarci dicendo che l’essenziale nella vita è lasciarci amare. S. Francesco e Chiara Corbella hanno capito fino in fondo che la caratteristica fondamentale dell’Amore è la gratuità…lo hanno imparato alla scuola del Vangelo, l’Annuncio che Gesù, per amore, si è lasciato crocifiggere per liberarci dal peccato senza chiedere nulla in cambio, gratuitamente. E non c’è amore più grande di chi ha sacrificato tutto sé stesso per salvarci, amandoci gratuitamente.

Se si comprende che l’Amore è gratuito, si comprende anche che non è possibile tenerlo distinto dalla Libertà: non è possibile pretendere amore. Lo si può chiedere, lo si può ricevere, lo si può donare ma non si può obbligare nessuno ad amare. Quando amiamo o quando siamo amati, entrano in gioco due libertà: quella dell’amato e quella dell’amante. Nessuno, infatti, può imporre amore ne può pretendere amore: il vero Amore lascia nella libertà l’altro e ci lascia liberi affinché il nostro amore sia vero, sia pieno, sia gratuito.
“Lasciarsi amare” e “non cercare tanto ad essere amati” sono, allora, condizioni per poter avere un cuore aperto alla pienezza dell’Amore che, ogni giorno, Dio ci dona nella sua grande Misericordia: tutto quello che la vita ci offre diventa, dunque, un dono dell’Amore di Dio; le gioie e perfino i dolori diventano manifestazione dell’Amore di Dio perché dentro ogni cosa posso vedere un frammento del Suo immenso disegno sulla nostra vita. Un disegno che non può essere che buono perché frutto della Misericordia immensa che Dio riversa su ognuno di noi.

La gratuità, poi, genera gratitudine: quando si sperimenta l’Amore vero, l’Amore gratuito, non si rimane indifferenti: si desidera ricambiare questo Amore donando Amore. Quando si sperimenta l’Amore, si impara anche ad amare; quando ci si lascia amare, si restituisce in Amore. Chi riceve Amore, genera Amore. 
Si narra che, un giorno, S. Francesco venne sorpreso da frate Leone mentre, piangendo e lamentandosi, diceva: L’Amore non è amato!”. Francesco si rendeva conto della grande sproporzione che c’è tra l’Amore di Dio per l’uomo e quello che l’uomo è capace di restituire; Francesco capiva il valore del grande dono gratuito che Dio ha fatto all’uomo mandando il Figlio a morire sulla croce per noi, per i nostri peccati, ma si accorgeva che, nella sua limitatezza, nella sua piccolezza, non avrebbe mai potuto restituire a sufficienza. 
Come si fa a restituire un Amore così immenso? La risposta per S. Francesco e per noi viene ancora dal Vangelo: Ogni volta che avrete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. L’Amore di Dio si restituisce attraverso l’amore al prossimo: l’Amore di Dio deve risplendere su di noi attraverso le opere di Misericordia verso coloro che hanno urgente bisogno di essere amati. La misericordia che usiamo verso i “fratelli più piccoli”, verso i poveri, gli esclusi, gli emarginati e verso tutte le persone che, a noi vicine, ogni giorno, chiedono un po’ del nostro amore, è la gratitudine che Dio ci chiede per la gratuità del suo Amore. 
E allora, bisogna aprire il nostro cuore a Dio perché faccia crescere in noi questo Amore, per diventare capaci di portarlo al prossimo che ci chiede aiuto. Don Tonino Bello diceva: L’amore autentico è una pianta che cresce, non uno sterpo che inaridisce. E’ una forza che si dilata, non un’energia che si restringe. E’ un’opera che si scolpisce, non un macigno che si frantuma”. Possiamo anche noi essere artefici di questo Amore.
Paolo Mancini
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