Nell’ultima
parte della “Preghiera semplice”, San Francesco sembra volerci
rivelare le motivazioni della sua preghiera, ciò che avvalora le sue
richieste a Dio Padre, ciò che rende ragione dell’essere strumenti
di Misericordia e di Pace.
Il primo motivo, che spinge Francesco a
pregare il Signore di essere strumento della sua Pace, della sua
Misericordia, è che dando, si riceve. Egli non vuole metterci
nell’ottica, prettamente umana, del contraccambio (se do qualcosa,
in cambio ricevo qualcosa), ma ci vuole inserire in una prospettiva
nuova, una prospettiva di Amore in cui, nel dare, abbiamo già la
nostra ricompensa.
E
allora, cosa si riceve dando? Per prima cosa, si riceve gioia.
Gesù stesso ci ha detto che “C’è più gioia nel dare che
nel ricevere” come ci ricorda S. Paolo negli Atti degli
Apostoli.
Gioia è quello stato d’animo che scaturisce dal cuore,
che ci rende grati per ciò che ci viene donato di vivere, di
realizzare, di portare agli altri; la gioia si vede sul volto, negli
occhi di chi la sta sperimentando…è uno stato d’animo che non si
può fraintendere; la gioia è contagiosa, riempie il cuore di chi la
vive e inonda di bellezza chi la riceve; la gioia nutre di Speranza
la nostra Fede, rende visibile l’azione della Grazia di Dio nella
nostra vita … la gioia regala vita; la gioia si acquista donando,
la gioia è donare, è servire perché lì c’è la vocazione a cui
Dio chiama ogni uomo, la vocazione all’Amore.
Dando,
poi, si riceve libertà. San Francesco ci invita a non cadere
nella schiavitù del possesso, ci invita a non considerare nulla come
nostra proprietà ma come dono di Dio da restituire moltiplicato in
amore verso gli altri, verso il prossimo.
Purtroppo, viviamo in un
mondo dove la misura di tutto è l’avere, il possedere e la
ricchezza materiale è prova tangibile del proprio valore. Oggi,
prevale la logica del guadagno, dell’economia dove a dominare è
l’egoismo di chi centra la propria vita su se stesso relegando
l’altro a strumento per realizzare il proprio interesse; alla
condivisione si sostituisce la corruzione. Donare significa, al
contrario, uscire da questa schiavitù del possesso per entrare nella
Libertà della gratuità; donare ci libera perché non tratteniamo
più nulla per noi, nulla può ci può trattenere dal donarci
all’altro, nulla può ostacolare la Carità, l’Amore, la
Misericordia che Dio ci dona perché siano condivise con tutte le sue
creature.
Dando,
infine, si riceve vita piena. Non c’è una vita piena se non
nell’Amore. Ciò che realizza pienamente l’uomo è fare fino in
fondo la volontà di Dio e la volontà di Dio per ciascuno di noi,
indifferentemente, è quello di realizzarsi nell’Amore. E’ Gesù
stesso che ci da l’esempio: Egli ha dato la sua vita per noi.
”Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
propri amici.”; forse, non saremo mai
chiamati a morire per i nostri amici ma, sicuramente, siamo chiamati
a donare la vita mettendoci al servizio di chi soffre, di chi non
trova pace, di chi è lacerato dalle ferite dell’anima, di ogni
persona che, intorno a noi, ci chiede un po’ del nostro tempo, un
po’ della nostra vita.
Allora,
come San Francesco, il donare, il donarsi sia motivo e sia motore del
nostro essere strumenti di Misericordia e di Pace; più il nostro
cuore sarà disposto al dono, più sarà riempito dei doni della
Grazia di Dio, di gioia, di libertà e di vita piena.
Paolo Mancini
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