“Il
mondo ha bisogno di Perdono”.
Sono
le parole pronunciate da Papa Francesco durante la visita a Santa
Maria degli Angeli, il 4 Agosto scorso. Avrebbe potuto dire che il
mondo ha bisogno di Pace, di Libertà, di Amore … ma, invece, ci ha
detto che ha bisogno di Perdono. Il
Perdono è la chiave che mette in moto tutta la nostra vita … è la
porta verso la Pace … è veicolo di Libertà … è il motore
dell’Amore.
Il
Perdono, la Misericordia sono al centro della Fede cristiana, ne
rappresentano, per così dire, la principale chiave di lettura:
Cristo è morto in croce per liberarci dai nostri peccati, facendosi
Lui stesso strumento di Perdono, di Misericordia; noi possiamo dirci
figli ed eredi di Dio padre in quanto rigenerati a vita nuova in
Cristo Suo figlio … niente, quindi, può più toglierci la Libertà
di figli perché il peccato è stato sconfitto sulla croce con
Cristo.
San
Francesco aveva capito molto bene tutto questo, aveva capito che,
perdonando, l’uomo può liberarsi dalle catene dell’odio, del
rancore … e, in qualche modo, ricevere lui stesso il Perdono.
"E
questo sia per te più che stare appartato in un eremo. E in questo
voglio conoscere se tu ami il Signore ed ami me suo servo e tuo, se
ti diporterai in questa maniera, e cioè: che non ci sia alcun
frate al mondo, che abbia peccato, quanto è possibile peccare, che,
dopo aver visto i tuoi occhi, non se ne torni via senza il tuo
perdono, se egli lo chiede; e se non chiedesse perdono,
chiedi tu a lui se vuole essere perdonato. E se, in seguito,
mille volte peccasse davanti ai tuoi occhi, amalo più di me per
questo: che tu possa attrarlo al Signore; ed abbi sempre
misericordia per tali fratelli.”(FF 235) Sono le parole
che S. Francesco scrive a un ministro dell’Ordine dandoci la
dimensione dell’importanza che riservava al Perdono, via maestra
per riconciliarci con Dio padre, strumento privilegiato di Grazia che
S. Francesco stesso ha voluto ci fosse donato in quel prodigio di
Misericordia che è il Perdono della Porziuncola.
Potremmo
dire che perdonare ci rende più simili a Gesù nella Sua
morte e risurrezione: come Gesù, con la morte sulla croce,
strappa le anime dai sepolcri della morte e del peccato, così anche
noi, donando il Perdono, ci facciamo strumenti di liberazione da
quelle morti, quei sepolcri, quelle ferite che lacerano le persone a
cui il nostro perdono viene donato; il Perdono diventa, allora, il
miglior modo per annunciare la Pasqua, la Risurrezione perché, in
esso, possiamo rinascere a vita nuova. Ogni volta che ci
accostiamo al sacramento della Riconciliazione, infatti, possiamo
gustare la gioia della Risurrezione e la nostra vita si può colorare
della luce del giorno di Pasqua.
Perdonare
non è però semplice, perdonare richiede una morte a noi stessi …
occorre superare i muri dell’orgoglio, del rancore, dell’odio,
che imprigionano la nostra vita, per aprirci alla Libertà, alla Pace
che scaturiscono dal Perdono. Forse, proprio perché imprigionato dal
rancore, dall'odio e dall'orgoglio dei potenti, il mondo, oggi, non
riesce a ritrovare la Pace … forse, proprio perché noi per primi
non riusciamo a liberarci dal nostro egoismo, che ci imprigiona nelle
strutture di peccato, non si riesce a costruire un mondo in cui la
condivisione e la fraternità siano un concreto stile di vita.
Se
perdonare non è semplice, ancor più non lo è perdonarsi:
quanto spesso ci blocchiamo dietro i nostri rimpianti, dietro la
frustrazione per sogni mai realizzati, per occasioni mancate, per non
aver avuto il coraggio o la decisione per operare una scelta
importante … di fronte a tutto questo nasce l’accusa, il
colpevolizzarsi che ci fa chiudere su noi stessi. Perdonare diventa,
allora, ancor più uno strumento di liberazione anche verso noi
stessi: scoprire che c’è sempre la possibilità di perdonare ci
dispone a ritrovare al luce della Misericordia anche verso noi
stessi; “perdonando, si è perdonati” significa,
allora, riuscire a capire che nella nostra vita c’è sempre una
nuova possibilità, c’è sempre una speranza che già oggi
si realizza grazie all’Amore del Signore che non ci abbandona mai.
(Paolo Mancini)
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