Vi
sarà certamente capitato di vedere un film in 3D…. ci si infilano
gli occhialini per “buttarsi” dentro le immagini del film come se
fossimo immersi in ciò che sta succedendo.
Mi è capitato di vedere
uno di questi film nel quale venivo proiettato dal centro della
nostra galassia fin giù, sempre più giù, superando costellazioni e
pianeti, fino ad arrivare alla sfera azzurra della nostra Terra…e
poi ancora più giù, sorvolando i mari, attraversando le praterie e
le montagne, fino a penetrare nelle foreste, tra le foglie degli
alberi e, persino, entrando nelle cellule fino a raggiungere gli
atomi che ne compongono la struttura molecolare. E’ stato un po’
come viaggiare attraverso l’essenza del creato…un'esperienza
molto bella, vissuta grazie agli artifici della moderna
cinematografia.
Mi
piace pensare che anche S. Francesco, in qualche modo, abbia fatto
un’esperienza simile quando ha composto il “Cantico delle
creature”…certo non un’esperienza cinematografica (non avrebbe
certo potuto!), ma un’esperienza più profonda, un’esperienza
spirituale. Francesco era malato, sofferente, quasi cieco quando
intraprende questo bellissimo viaggio spirituale che lo conduce a
cogliere l’essenza più profonda di tutto ciò che Dio ha creato
per il Suo immenso Amore.
Francesco va al centro dell’esistenza
delle creature, scopre che l’esistenza delle creature, la sua
stessa esistenza, è legata alla lode per il Creatore. Francesco non
loda il Signore solamente per le Sue creature ma con le Sue creature,
attraverso le Sue creature: Francesco loda il Signore per il sole
perché è attraverso la sua luce, la sua bellezza, la sua radiosità
che può capire l’opera magnifica del suo Creatore; Francesco loda
il Signore per le stelle e la luna perché attraverso la loro
luminosità, la loro preziosità, la loro bellezza possiamo gustare
la perfezione della creazione; Francesco loda il Signore per il
vento, l’acqua, il fuoco, la terra perché è nella loro essenza,
nel posto che Dio ha riservato per loro nel creato, che mostrano la
grandezza del Creatore. Francesco si fa creatura fra le creature e
può, così, chiamare ciascuna fratello e sorella; egli riconosce che
ogni cosa, ogni singolo tassello dell’opera creatrice di Dio è per
sé stessa lode a Dio attraverso la sua stessa essenza, attraverso la
vocazione che ognuna di esse ha ricevuto dal Creatore.
Nel
“Piccolo principe”, Antoine de Saint-Exupery ci dice che
“l’essenziale è invisibile agli occhi”. Penso che l’essenza
delle cose ci sfugga perché il nostro sguardo, spesso, è incapace
di meravigliarsi del valore che ogni creatura possiede per il fatto
stesso di essere creata, per il motivo per cui è creata.
Nella sua
cecità, S. Francesco riesce a percepire che la grandezza della
creazione sta nella vocazione a cui il Signore chiama ciascuna delle
Sue creature lì dove le ha poste all’interno del creato: non c’è
nulla che possa essere lode più gradita a Dio che la luminosità del
sole, lo splendore delle stelle, la preziosità dell’acqua, la
forza del fuoco, i frutti della terra…E noi…che posto abbiamo nel
creato? A cosa ci chiama Dio? Per cosa possiamo lodarLo?
Scoprire
fino in fondo la vocazione a cui il Signore ci chiama e realizzarla
ci mette nelle condizioni di lodare in pienezza Dio insieme al
creato, ci permette di entrare nell’essenza della nostra
esistenza, ci fa scoprire quanto l’Amore di Dio ha desiderato
donarci la vita lì dove oggi siamo chiamati a viverla.
Ciò che noi
siamo chiamati a vivere, l’amore che doniamo, le nostre relazioni,
il nostro lavoro e persino i nostri limiti e le nostre difficoltà
diventano lode a Dio perché in essi è posta l’unicità della
nostra esistenza, l’Amore unico e irripetibile con cui Dio ci ama e
ci ha voluti nell’opera magnifica della creazione.
Allora, diventa
importante cogliere nella nostra vita la bellezza della presenza del
Signore che ci ama così come siamo; cogliere la meraviglia della
nostra esistenza non può lasciarci indifferenti ma diventa lode a
Colui che, per Amore, ci ha pensato e ci ha voluto così come siamo.
Sarà, allora, bello scoprire che nel “Cantico delle creature”
c’è un posto anche per noi: “Laudato si’, mi Signore, per la
vita a cui mi hai chiamato perché è la più bella che potevi
pensare per me”.
(Paolo
Mancini)
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