Con
un intuito frutto dello Spirito fedele ai dati del Vangelo, la Chiesa dopo
averci presentato nella prima domenica di quaresima il Cristo tentato e vittorioso
sulla tentazione, in questa seconda domenica ci fa contemplare il volto
glorioso di Cristo nella trasfigurazione.
E' così delineato il senso del cammino quaresimale: esso non ci porta solo al Calvario,
ma alla risurrezione.
Siamo
portati in alto dalle letture di oggi. Siamo portati a guardare nella
grandezza, nella sublimità del dono della fede che ci è stato fatto per
misurare in esso la nostra vita e domandarci con umile buona volontà di quanto dono
ci siamo già appropriati.
Il
Vangelo ci pone davanti allo stupore esterrefatto di Pietro, Giacomo e Giovanni
quando videro Gesù trasfigurato.
Buttare
lo sguardo là, in quella dimensione di cielo, di volontà di Dio, di potenza, di
profezia sconvolge il cuore di questi poveri uomini, che sono rimasti poveri
uomini. Essi già credono ma la loro fede deve ancora crescere.
La
trasfigurazione allora non è tanto un episodio eccezionale, una luce che passa,
quanto piuttosto l’effetto permanente della fede in noi.
Saper
vedere oltre, non solo: saper vedere prima le cose che sono oltre e alla luce
di quelle, guardare le cose che ci sembrano più immediate. Prima guardare Dio,
e poi guardare le cose della vita.
La
prima lettura, tratta, dal libro della Genesi, esalta precisamente questa
capacità di sguardo.
Sacrificando
Isacco, Abramo ha sperato contro ogni speranza. Ha proclamato la vittoria della
fede sulle ambiguità della vita.
Solo
questo atteggiamento da parte dell’uomo permette a Dio di compiere
efficacemente il suo progetto di salvezza.
Ecco
cosa è richiesto all'uomo perché possa godere della fedeltà di Dio alla vita:
la rinuncia ad ogni tentativo di appropriarsi della vita e il totale abbandono
al dono di Dio.
Occorre
fidarsi di Dio nonostante l’incombere su di noi della morte. Ecco il prevalere di
ciò che non si vede su ciò che si vede. Il prevalere dunque dello sguardo interiore
sullo sguardo esteriore.
La
vita non deve procedere da ciò che sentiamo, che ci attira, ci piace,ci
conviene o non ci conviene.
La
vita deve procedere da Colui che guardiamo nella fede e dalle parole che Egli
ci dice, dalle scelte che Egli ci chiede e che devono imprimersi dentro le
vicende per plasmarle secondo la volontà di Dio.
Il giusto vive di questa fede e di questo sguardo. Grandissima sapienza che noi
portiamo come vocazione fin dal giorno del nostro battesimo, ma che dobbiamo
davvero far diventare vita profondamente vissuta.
Ascoltiamo
il richiamo del Signore e desideriamo con viva volontà che davvero la fede
trasfiguri ogni cosa, che la chiamata dell’invisibile abbia sempre in noi la
precedenza pratica su tutte le cose.
Dio
non ci illude e non ci lascerà nel nostro peccato, ma ci salva, liberandoci
dalle nostre schiavitù e attraverso l’esperienza della morte ci fa passare alla
pienezza della vita.
C’è
una sola condizione per ottenere la vita vera: fidarsi di Dio, abbandonarsi
totalmente a Lui.
(Padre Stefano Orsi, ofm)
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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 9,2-10. Dopo sei giorni, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. E apparve loro Elia con Mosè e discorrevano con Gesù. Prendendo allora la parola, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui; facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia!». Non sapeva infatti che cosa dire, poiché erano stati presi dallo spavento. Poi si formò una nube che li avvolse nell'ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». E subito guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo con loro. Mentre scendevano dal monte, ordinò loro di non raccontare a nessuno ciò che avevano visto, se non dopo che il Figlio dell'uomo fosse risuscitato dai morti. Ed essi tennero per sé la cosa, domandandosi però che cosa volesse dire risuscitare dai morti.
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