La
prima lettura è presa dal libro di Giobbe, che è un’autentica meditazione sul
dolore umano. Un fatto è innegabile: la vita umana si muove dentro una cornice
di sofferenza e di precarietà.
L’uomo
può andare sulla luna e inventare i computer, ma – come dice Giobbe – “La sua
vita è un soffio”, oppure come riconosce il salmo: “L’uomo è come il fiore del
campo. Oggi è bello, ma domani secca e non c’è più”.
Allora
l’uomo è una meteora che passa e nulla più? Satre scrisse: “L’uomo è una
passione inutile”. Noi non siamo d’accordo. Prima di lui Camus aveva detto:
“L’unica ipotesi ragionevole è il suicidio”. Noi rifiutiamo questa ipotesi. Perché?
Perché
abbiamo una grande annuncio da dare: il dolore umano demolisce le false
speranze, ma non per togliere la speranza, bensì per spingere l’uomo alla vera
speranza.
Ma
esiste questa speranza? Sì. Si chiama Gesù Cristo. E in lui noi abbiamo
conosciuto Dio tra noi, Dio che si commuove, Dio pronto a salvare. Lasciamoci
riscaldare il cuore e la vita da questa certezza.
Nel
Vangelo di domenica scorsa abbiamo visto Gesù operare nella sinagoga a
Cafarnao. Ora – dice l’evangelista – egli esce dalla sinagoga e va nella casa
di Pietro. Perché?
Perché
lo spazio di Dio è dappertutto: nel tempio e fuori. Dio è misericordioso e
fedele e lo è dovunque e con tutti.
Entrato
nella casa, racconta Marco, “Gli
parlarono della suocera di Pietro. Egli, accostandosi, la sollevò prendendola
per mano; la febbre la lasciò ed essa di mise a servirli”.
Una
riflessione si impone. Gesù restituisce la salute, ma il Vangelo chiaramente fa
capire che la salute non è un bene da tenere per sé, bensì da impegnare per gli
altri: come, del resto, tutta la vita è un bene da impegnare. Ciò che uno
trattiene per sé marcisce: qualsiasi cosa sia.
Cristo,
infatti, dona la salute alla donna ammalata non per restituirla alla vita comoda,
ma perché attraverso la salute ella vive la carità.
…
“Quando avrai Dio nel cuore, avrai un ospite che non ti lascerà riposare”.
Perché tutto diventa occasione per vivere la carità. E’ così la nostra vita? San
Paolo dice: “Guai a me se non predicassi il Vangelo! E’ un dovere per me”.
E
noi? Abbiamo accolto la carità di Dio, viviamo per annunciarla e trasmetterla
agli altri. Dio non è una formula da accettare, ma una persona da amare al
punto di farlo vivere in noi.
Riflettiamo
se la nostra fede è una fede viva che produce opere di carità. Se la preghiera
ci rende più caritatevoli, se la messa ci converte sempre più alla
misericordia.
(Padre Stefano Orsi, ofm)
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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 1,29-39.
In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce
e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
In quel tempo, Gesù uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni.
La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei.
Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati.
Tutta la città era riunita davanti alla porta.
Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava.
Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce
e, trovatolo, gli dissero: «Tutti ti cercano!».
Egli disse loro: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
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