Convertirsi, credere
al Vangelo, ascoltare la voce del Figlio prediletto… sono espressioni diverse
che la liturgia ci ha fatto udire –
e che continuerà a ripeterci – in questo tempo quaresimale. In concreto esse ci
esortano ad una stessa cosa: metterci nelle prospettive di Dio, vivere nella
sua legge, osservare i suoi precetti.
Il brano evangelico ci offre l’occasione di una buona riflessione della
vita cultuale e liturgica. Gesù salì
a Gerusalemme per le feste pasquali. Insieme al popolo egli si recò al tempio,
che era il cuore della vita religiosa ebraica.
Che cosa trovò? Trovò gente che vendeva, urlava e contrattava, come avviene di solito
nei luoghi di mercato. Allora fu preso da sdegno, e cominciò a rovesciare a
terra banchi e gabbie di animali, gridando: Portate via queste cose e non fate
della casa del padre mio un luogo di mercato, perché essa è «casa di
preghiera».
Memore di questo severo ammonimento di Gesù, la liturgia oggi pone alla
nostra attenzione il Decalogo: Io sono
il Signore tuo Dio. Non pronunciare il nome di Dio invano: Ricordati di
santificare le feste. Onora il padre e la madre. Non uccidere. Non commettere
adulterio. Non rubare. Non dire falsa testimonianza. Non desiderare le cose del
tuo prossimo. Non desiderare la moglie del tuo prossimo. Questi dieci
comandamenti sono stati il cardine della vita morale prima del popolo ebraico e
poi del popolo cristiano.
Dentro vanno posti «tutta la
legge e i profeti» e in particolare il comandamento dell’amore che li
riassume tutti.
I comandamenti rappresentano una scelta di vita che Dio propone
all’uomo: Io pongo oggi davanti a te la vita e la morte, cioè il bene e il
male; ti comando di osservare i comandamenti perché tu viva.
L’aspetto importante da tener presente è la compartecipazione di Dio
alla vicenda umana, che si fa sempre più profonda.
Colui che dice: «Non avrai altro
Dio fuori di me, perché io, il Signore sono il tuo Dio, un Dio geloso» è lo
stesso che dice. «Non uccidere. Non
commettere adulteri. Non rubare. Non dire il falso …».
Mediante l’osservanza della legge l’uomo viene reso capace di cooperare
con Dio alla sua fedeltà al mondo e alla sua vittoria sulla morte.
Siamo di fronte a un punto di capitale importanza per intendere la
nostra fede. Dio ha congiunto due aspetti della risposta che l’uomo è chiamato
a dare a Lui: il culto e la vita. Anzi, con Cristo arriviamo alla pienezza di
questa verità: la vita deve diventare culto a Dio.
La seconda lettura, «noi
predichiamo Cristo crocifisso… potenza
di Dio e sapienza di Dio» , ci ha fatto capire che tutto ormai
prende senso a partire da Gesù Cristo. A noi cristiani la consegna di
proclamare e difendere, anche nel mondo d’oggi, la concezione di vita del Vangelo
nella sua interezza.
Non dobbiamo lasciarci cogliere dalla tentazione dei compromessi… Noi
non siamo più soli di fronte alla legge, tra noi e il Decalogo c’è di mezzo
Gesù Cristo crocifisso, potenza di Dio e sapienza di Dio.
Abbiamo dimenticato un po’ troppo la specificità della vita cristiana. A
noi cristiani anche il compito di mostrare la grandezza della vita vissuta
nell’adempimento della legge del Signore e al tempo stesso di viverla.
La legge del Signore è perfetta, rinfranca l’anima… Gli ordini del
Signore sono giusti, fanno gioire il cuore.
(Padre Stefano Orsi, ofm)
Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere fotocopiata, riprodotta, archiviata, memorizzata o trasmessa in qualsiasi forma o mezzo – elettronico, meccanico, reprografico, digitale – se non nei termini previsti dalla legge che tutela il Diritto d’Autore.
Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme.
Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco.
Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi,
e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato».
I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».
Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere».
Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?».
Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome.
Gesù però non si confidava con loro, perché conosceva tutti
e non aveva bisogno che qualcuno gli desse testimonianza su un altro, egli infatti sapeva quello che c'è in ogni uomo.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.