sabato 25 aprile 2015

IV Domenica di Pasqua - "IO SONO IL BUON PASTORE"




Cristo risorto è il Buon Pastore “che offre la vita per le pecore” L’ha offerta morendo come Agnello immolato sulla croce e adesso, glorioso, continua ad offrirla come Buon Pastore, perché tutte le pecore trovino pascolo e per difenderle dai lupi rapaci.

Come Buon Pastore, conosce personalmente ognuna delle pecore e vuole salvarle “perché non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati

Proprio per questo, il Buon Pastore, consapevole che ci sono altre pecore che non appartengono al suo ovile, dice: “Anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore

"Le pecore ascoltano la mia voce".
Ciò che ci capita spesso di fare è l’esperienza del sentire suoni, rumori, voci che violentano il nostro udito. Alcuni li accettiamo, altri li respingiamo.
Forse nella nostra vita abbiamo ascoltato pochissime volte. Sono stati i momenti nei quali ci siamo sentiti amati e in cui abbiamo amato.

"Io le conosco".
Anche questa parola rivela un’altra esperienza: quella dell’essere conosciuti, il permettere che un’altra persona ci conosca. E’ come sentirsi acqua limpida, trasparente di fronte all'altro.

"Le mie pecore mi seguono".
Per seguire è necessario in qualche modo lasciare; lasciare le proprie sicurezze, quelle a cui, ora, è appesa la mia vita. Per seguire bisogna anche credere in Colui che seguiamo, fidarci di lui.

"Io offro alle mie pecore la vita eterna".
Darò loro un’eternità di vita, un’infinità di vita. Ogni volta che facciamo l’esperienza dell’amore, facciamo l’esperienza della vita. Ogni giorno esperimentiamo anche quanto la nostra vita sia minacciata. Perché, come uno sguardo d’amore ci dona vita, così indifferenza, o non considerazione ce la tolgono.

Ci facciamo tutti i giorni pastori della nostra vita, ma è come se il nostro pellegrinaggio percorresse il tragitto di una immaginaria circonferenza, continuiamo a percorrere strade già percorse dove già in precedenza non avevamo trovato niente.

Il pascolo della vita è la mano di Dio
C’è un brano dell’Antico Testamento in cui Dio è descritto come un padre che si china sopra suo figlio e lo porta alla sua guancia. E’questo il pascolo di Dio. il suo bacio. Il bacio del suo amore.

Gesù ci ama da vero innamorato. Il suo non è un amore platonico, è un amore vero, concreto, reale, un amore che si realizza nel dono della sua vita per noi. Egli è il buon pastore, è nostro amico perché ha dato la vita per noi: “E offro la mia vita per le pecore”. Il vero pastore è dunque colui che offre la sua vita per le pecore e le pecore lo riconoscono da questo. Chi non mette a repentaglio la sua vita non è pastore, ma è mercenario, e non gli importa delle pecore, anzi ne è uno sfruttatore.

Come Gesù buon pastore che va alla ricerca della pecora smarrita e ferita, noi pastori della Chiesa dobbiamo rivolgere loro la nostra attenzione e le nostre cure. Dobbiamo avere il coraggio di uscire dai recinti, dagli steccati dei nostri campanili.
Dobbiamo spogliarci delle nostre comodità, liberarci da quella paura che nascondiamo dietro una falsa apparenza della nostra dignità, non solo con le parole ma anche con la testimonianza della vita, con forza e coraggio.
Dobbiamo operare quella nuova evangelizzazione che trova la sua originaria radice in quanto l’apostolo Pietro ci ha detto nella prima lettura di oggi:”In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati”.

(Padre Stefano Orsi, ofm)

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,11-18. 
In quel tempo, disse Gesù: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. 
Il mercenario invece, che non è pastore e al quale le pecore non appartengono, vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge e il lupo le rapisce e le disperde; 
egli è un mercenario e non gli importa delle pecore. 
Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, 
come il Padre conosce me e io conosco il Padre; e offro la vita per le pecore. 
E ho altre pecore che non sono di quest'ovile; anche queste io devo condurre; ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore. 
Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 
Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio». 


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