sabato 2 maggio 2015

V Domenica di Pasqua - "CHI RIMANE IN ME E IO IN LUI,PORTA MOLTO FRUTTO"


Nel Vangelo dell’odierna liturgia, Gesù definisce se stesso: "Io sono la vera vite"
Gesù, non più Israele, è la nuova e vera vite, piantata da Dio nel mondo perché produca frutti abbondanti.

Il primo frutto di questa vite sarà il vino eucaristico, che diventerà il suo sangue "versato per molti, in remissione dei peccati".
Il secondo frutto sarà la Chiesa, che prolungherà nel tempo la Vite-Gesù, alla quale dobbiamo essere uniti, come tralci, per ricevere la linfa della salvezza.

Uno dei più grandi peccati che offendono Cristo è quello di volerlo escludere dalla propria vita, rifiutando il suo amore.
Chi rifiuta coscientemente Gesù e la salvezza da lui realizzata con la passione, morte e risurrezione, si ripiega inevitabilmente su se stesso perdendo il senso dell’esistenza.
Il nostro egoismo, il nostro amor proprio, sono la causa di tutte le nostre difficoltà, delle nostre contrarietà, dei nostri tormenti nell'anima e nel corpo

"Chi rimane in me e io in Lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla".
Occorre rimanere in Lui, occorre cioè che tutta la nostra sollecitudine, tutta la cura, tutto l’amore che noi prodighiamo verso noi stessi, sono riportato su Dio, e con ciò sul nostro prossimo.
Due sono le ali che ci sollevano al cielo: la preghiera e la fede. 
Chi vuole avere sole e aria spalanca le finestre. Sarebbe ridicolo tenersi dietro le imposte chiuse e gemere: non c’è luce, non c’è un soffio d’aria.
La potenza di Dio e la sua grazia sono sempre e dovunque alla portata di mano di ciascuno di noi.

"Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato". Nessuno può impedirci di percorrere questa via di supplica; dipende soltanto dalla nostra fede e dalla nostra umiltà. Chi non è capace di chiedere? Chi non è capace di bussare, cercare?
Tutti, e proprio a cominciare dai più poveri. Ci faremo allora forti della nostra povertà e la faremo diventare grido e supplica dinanzi a Dio, sicuri di essere ascoltati.
Dunque, non siamo affatto soli, dunque, Dio si prende cura di noi, dunque, la via è aperta dinanzi al nostro cuore.
Con umiltà dobbiamo riconoscere di dover imparare a pregare. Le nostre richieste, i nostri sospiri non potranno rimanere inauditi, perché tutto si articola nell'ordine del suo volere.


Ogni giorno, allora, richiamiamoci a questa verità: che ciascuno di noi è un tralcio di Cristo, su cui Cristo e il Padre suo contano, per portare frutto nella vita di tutti.

(Padre Stefano Orsi, ofm)

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Dal Vangelo secondo GiovanniIn quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vite vera e il Padre mio è l'agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli"

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