"Che
cosa mi manca ancora Signore?"
Sembra
essere il grido che anche noi siamo chiamati a proclamare per avere
la vita eterna.
E'
il brano del ricco, che forse non era proprio così giovane e che ci
mette in crisi ogni volta che lo leggiamo. E' una persona
particolare, ma molto vicina a noi. Osserva i comandamenti
dall'infanzia, la precettistica dell'andare in sinagoga e si comporta
positivamente nei confronti degli altri. Ma è tradito dalla domanda:
"Che devo fare per avere la vita eterna?". E' una persona
pratica, sbilanciata sul fare, sul possedere, quasi che la fede si
colleghi a un certo tipo di impegno per cui, se io mi dedico ad
alcune realtà, ho automaticamente la vita eterna. Punta sulla
quantità delle cose e non sulla loro qualità.
Gesù
lo fissa e lo ama.
Pone
lo sguardo di amore su di lui. Coglie il positivo che è presente in
ogni persona e ci ama, ci vuole bene, ci stima, ha fiducia di noi. Lo
invita a osservare i comandamenti e, in particolare, quelli che
parlano del rapporto verso gli altri. Questa persona vuole un "di
più" che è giustificabile.
Quante
volte anche noi abbiamo pensato di voler cambiare qualcosa della
nostra vita, non accettiamo il quotidiano di sempre, preferiamo la
novità e aspiriamo a qualcosa di più grande.
A
questo punto, davanti al desiderio di profondità di questa persona,
Gesù risponde invitandolo a comprendere come il "di più"
è dare quello che ha ai poveri. E' chiamato ad abbandonare sicurezze
legate ai soldi, agli affetti, per giocare la propria vita per il
Vangelo, superando un'esistenza fatta di routine, immobile, statica,
borghesemente onesta. Tu diventerai pienamente libero se capirai che
Dio è il tuo autentico punto di equilibrio e solo così avrai un
tesoro in cielo e, seguendo Gesù, diventerai vero. La persona se ne
va triste, perché aveva molti beni o, meglio, aveva le cose che lo
possedevano. E' scontento, forse sarà tornato al lavoro di sempre,
però non si sente a posto e Gesù ci dice che dove è il tesoro, lì
è anche il nostro cuore.
La
sapienza di Dio ci fa comprendere come siamo chiamati a vedere la
vita dalla logica di Dio con i suoi occhi e tutto è ribaltato. Il
problema non è come dare questo tutto ai poveri, non è solo
questione di denaro, ma è capire fino a che punto siamo chiamati a
convertirci e a sporcarci per il Vangelo, senza condurre una vita
borghese. Solo così saremo chiamati alla vera libertà e saremo
pienamente noi stessi perché, dov'è il tesoro, lì abbiamo anche il
nostro cuore.
(don Luigi Trappelli)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,17-30.
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
In quel tempo, mentre Gesù usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?».
Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo.
Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre».
Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza».
Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi».
Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.
Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!».
I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesù riprese: «Figlioli, com'è difficile entrare nel regno di Dio!
E' più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio».
Essi, ancora più sbigottiti, dicevano tra loro: «E chi mai si può salvare?».
Ma Gesù, guardandoli, disse: «Impossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perché tutto è possibile presso Dio».
Pietro allora gli disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito».
Gesù gli rispose: «In verità vi dico: non c'è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo,
che non riceva gia al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.
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