Coloro
che sono considerati grandi hanno la capacità di attirare
e trascinare le folle, per poi mostrarsi magari scadenti a livello di
contatti personali, nel tu per tu. Concentrati nei grandi
progetti, amano le folle che riempiono le piazze, non le piccole
persone con i loro piccoli problemi. I grandi non cercano
confidenza e amicizia, ma fedeltà e obbedienza.
Anche
in questo Gesù Nazareno fa eccezione: trascina le folle, seduce i
cuori ma quando tutti pendono dalle sue labbra svela un'attenzione
puntuale per le persone. "E vide una povera vedova che vi
gettò due spiccioli, cioè un quattrino". In mezzo alla folla,
aggancia il suo sguardo alla povertà onorevole di quella donna.
Il
Vangelo è pieno di uomini e donne che, dopo averlo incontrato, non
sono più gli stessi, sono trasformati, cambiano radicalmente vita.
Seduto
di fronte al tesoro del tempio, Gesù osserva come i tanti ricchi vi
gettano tante monete: bravissima gente, davvero. Poi ecco
sopraggiungere una povera vedova che vi getta appena due spiccioli.
Gesù allora chiama a sè i discepoli per dire loro: "vedete?
Quella povera vedova ha messo più di tutti gli altri, perché il
molto degli altri è superfluo, mentre quel "poco" è "tutto
quanto aveva per vivere" (Mc 12,41-44).
Forse
quella povera vedova non sapeva nemmeno chi fosse Gesù, eppure
qualcosa dentro di lei la portava ad essere molto vicina al suo
messaggio, tutto sommato non molto diverso da quello che gli scribi e
i farisei le avevano insegnato. Probabilmente li aveva poco prima
salutati con gratitudine somma per questo mentre a lei, quelli, le
avevano divorato la casa. La vedova metteva in pratica quello che
essi, professionisti del sacro, scimmiottavano con ipocrisia.
Gesù
di Nazareth era innamorato della bellezza perché, come nessun altro,
sapeva che Dio ha creato il mondo, e soprattutto le donne e gli
uomini, per donarci la sua bellezza. Per questo la sua bellezza è
stata un impegno a recuperare la bellezza offuscata, minacciata,
cancellata dalla malattia, dall'invalidità, dall'emarginazione,
dalla morte, dal peccato. Era un talent scout specializzato
nello scovare i gesti di bellezza e di sincerità nascosti nel
mucchio delle volgarità, della banalità, della falsità. Fra i
ricconi panciuti e impettiti che sfoggiano rumorosamente le offerte
date al tempio, individua e addita a tutti la povera vedova che,
zitta zitta, quatta quatta, mette nella cassetta due spiccioli.
Questo
è il Gesù dei Vangeli che vogliono rubarci: un uomo forte,
battagliero, libero, ma tenero e amante della bellezza. Chi
s'innamora di questi lineamenti sentirà un forte desiderio di amarlo
e di seguirlo per imparare a guardare il mondo con i suoi occhi, farà
di tutto per avere una vita bella e si dedicherà a recuperare
bellezza da tutto ciò che la nasconde e deturpa.
Come
fare?
Il
trucco è nascosto nelle mani di quella vedova: possiamo "giocare
con la fede" o "giocarci nella fede". Gli scribi
giocano, la vedova si fa giocare. Gli scribi, cognati manco a dirlo
dei farisei, sanno tutto della religione, giocano con la loro
sapienza, si permettono di dare del poveraccio alla gente
che, zoppicando, sta scrivendo la sua storia. La vedova, al
contrario, butta sulla bilancia la sua vita e, avendo dato tutto
quello che ha, gioca tutto quello che è: a Dio, con mano umile e
leggera, dona i suoi spiccioli, le sue piccole monete, i suoi
pochissimi talenti. E siccome sono pochi, li depone con delicatezza
di donna nei vasi del tempio. Gettandoli svuota la sua vita, spalanca
il suo cuore, gioca il tutto per tutto.
Mi
guardo allo specchio e questa donna - vedova, povera e magari un po'
poco seducente - mi sfreccia vicino senza possibilità di riscatto.
Corre
troppo veloce, è fuori dei limiti orari umani, verrebbe da multarla
ma è vietato perché quella è la strada del Vangelo e lì i criteri
di velocità sono opposti: o corri o la vita ti ritira la
patente.Quella velocità mi fa paura perché mi urla che i sogni di
Dio non accettano calcoli, chiedono di strappare la mia storia, di
accelerare i tempi, di non vergognarmi del mio poco. Mi ricorda che
non ci può essere fedeltà senza rischio.
D'altronde
pure Dio s'arrischia anche oggi ad investire su di me.
(Don
Marco Pozza)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 12,38-44. In quel tempo, Gesù diceva alla folla mentre insegnava: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna più grave». E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte. Ma venuta una povera vedova vi gettò due spiccioli, cioè un quattrino. Allora, chiamati a sé i discepoli, disse loro: «In verità vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Poiché tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertà, vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere»
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