sabato 27 febbraio 2016

"Vedremo se porterà frutto per l'avvenire" - III Domenica di Quaresima


Certo che ogni tanto qualcuno che sistemi le cose in questo martoriato mondo ci vorrebbe proprio... Non è possibile che continuino ad accadere certe cose senza che nessuno vi ponga rimedio! 
Vedere tutte queste situazioni di guerra e di conflitto che portano fame, carestia, desolazione, esodi di massa e quindi ulteriore sofferenza e morte, ci porta ad interrogarci sul senso di ciò che avviene e sul perché non si riesca a trovare una soluzione. E questo vale non solo su scala mondiale, ma anche nella nostra piccola realtà provinciale e locale: quanti episodi, quanti comportamenti sbagliati, quante situazioni di disonestà pubblica ci amareggiano al punto da invocare una soluzione forte e definitiva nei confronti di coloro che si comportano in maniera corrotta e lesiva della libertà degli altri. 
E anche nella cerchia più ristretta della nostra famiglia e dei nostri affetti, ci troviamo spesso a fare i conti con fatti e persone di fronte alle quali preferiremmo agire con decisione e con fermezza, perché non è possibile tollerare o giustificare certi comportamenti.
Molte volte occorre una mano dura, risoluta: una mela marcia rischia di guastare tutto il cesto, per cui va eliminata. 
"Certe persone, all'interno della società, vanno messe da parte; certi ragazzi, all'interno di determinate realtà educative, vanno isolati e messi in strutture adeguate; certi gradessi che con i loro atteggiamenti pensano di avere in pugno una società, un paese, un quartiere, per il bene di tutti vanno eliminati!". 
Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha pensato questo? Chi di noi non ha mai pensato che l'unico modo per eliminare il peccato sia di eliminare il peccatore che lo commette? Chi di noi non ha mai anche solo minimamente apprezzato le parole forti di Giovanni il Battista, quando diceva che "la scure è posta alla radice degli alberi, e ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco"?
Di certo, questa mentalità albergava nel cuore e nei pensieri degli interlocutori di Gesù presenti nel brano di Vangelo che la Liturgia ci propone oggi.
Il fatto di cronaca che viene sottoposto all'opinione del Maestro non è menzionato a caso: riguarda, infatti, un gruppo di Galilei rivoluzionari - accusati di terrorismo nei confronti del governo di Roma - fatti sterminare da Pilato durante una delle loro riunioni di preghiera e di indottrinamento integralista. 
Ma andiamo a fare i braccianti insieme al vignaiolo della parabola, e comprenderemo cos'è la pazienza di Dio nei confronti di ogni uomo.
Tagliare il male alla radice eliminando chi lo fa, è facile e rapido. Mentre costa fatica mettersi in gioco, darsi da fare, e fare tutto il possibile perché un albero apparentemente sterile inizi a dare frutti. Costa fatica zappare, curare, irrigare, concimare, cambiare il terreno (perché poi non è detto che un terreno buono lo sia per tutti i tipi di albero...), ma forse è l'unico modo per cambiare le sorti di un albero certamente già segnato dalla propria fine.
Spesso, aprire le porte di un carcere o isolare un elemento scomodo è una soluzione immediata e comoda, anche se non efficace: mentre costa fatica cercare pazientemente di recuperare una persona sbandata, soprattutto se è giovane e quindi piena di vitalità nel commettere fesserie. 
Ma del resto, è ciò che fa con noi quell'ostinato vignaiolo che è Gesù Cristo: se anche Lui dimostra tutta la sua infinita pazienza con noi, rialzandoci ogni volta che cadiamo, e dandoci ogni giorno, con fiducia, la possibilità di ricominciare da capo, perché mai non dovremmo noi fare altrettanto con gli altri?

(don Alberto Brignoli)



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 13,1-9.  
In quel tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Sìloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo». Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Taglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai». 


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