Ed
ecco una delle pagine più conosciute, forse la più conosciuta di
tutto il Vangelo: l'ascoltiamo da quando siamo bambini, da quando,
probabilmente, ci siamo accostati alla nostra prima confessione. E
forse saremmo tentati di pensare che, sì, questa è una bella storia
per bambini. Ma noi siamo grandi, non crediamo più alle favole. Una
storiella dolce da raccontare e sentirci anche noi un po' più
buoni... però poi la vita è complicata...
Eppure
Gesù la racconta ai grandi, si rivolge precisamente ai farisei e
agli scribi che mormorano contro di Lui perché se ne sta con i
pubblicani e i peccatori. Questi si avvicinano a Lui, mangiano con
Lui! Bestemmia! Inaudito, non lo si dovrebbe permettere.
Il
clima è piuttosto teso e Gesù, con la sua
innata naturalezza, comincia con le sue semplici parole.
Certo,
racconta una storia... vuole colpire al cuore le persone che lo
stanno ascoltando: peccatori, pubblicani farisei e scribi.
Tutti.
Anche te.
"Un
padre aveva due figli"... è la storia dell'umanità, di me,
di te, delle famiglie, di tanti padri, madri e figli. Il più giovane
se ne vuole andare, non gli interessa quella vita in famiglia, non
gli interessa che uscire da li e godersi la vita. Si sente soffocato,
incatenato da quelle quattro mura. E pretende dal padre la sua parte
di eredità.
E
il padre divide e gli dà la sua parte. Lo lascia andare, non lo
richiude, non lo incatena, non gli fa neppure un lungo discorso per
tentare di trattenerlo. Forse quel figlio, in quanto figlio, ha il
suo diritto di sbagliare. Deve camminare con le sue gambe, il Padre
non vuole dei servi, dei figli sudditi che gli obbediscano e basta.
Lo lascia andare. Ha sempre custodito in sé, il padre, il coraggio
della libertà. Anche in questo caso, che si profila drammatico. In
fondo avrebbe tutto il diritto di negargli l'eredità, mica è morto.
E
così il giovane parte all'avventura, che dura poco. Incontra il
primo spacciatore che lo frega, si ritrova circondato di amici che
con lui si divertono, finché ha le tasche piene.
Gioco,
trasgressione, sesso, divertimento sfrenato e illimitato. Sembra una
storia dei nostri giorni, no? Quando, cercatori di libertà, troviamo
invece un mondo di schiavitù.
I
soldi finiscono, gli amici scompaiono. Rimane la solitudine, nera
come la pece. Ti senti svuotato, privo di forze, schiacciato dalla
noia: dov'è finita quella sognata libertà?
"Allora
rientrò in se stesso..." e qui comincia una
rivoluzione interiore. E' il primo passo, quello che lo farà
rialzare, (mi alzerò...) fuggire da quella situazione per
tornare a casa. Perché il peccato ti schiaccia nel fango dei porci,
ti umilia, ti schiaccia, ti butta a terra la vita tutta, l'umore, le
relazioni, il rispetto per te stesso.
Ma
quando nella vita hai incrociato lo sguardo di Dio, anche per una
volta soltanto, per un istante fulmineo... non te lo dimentichi più.
Ne avrai continua nostalgia.
Quel figlio va, sperpera tutto... ma ad
un certo punto ha quella forza di rientrare in se stesso... ed ecco
che la nostalgia del Padre viene fuori.
Regaliamoci,
cari amici, prima della Pasqua un tempo in cui rientrare in noi
stessi. Siamo così presi dalla velocità della vita che, lo
sappiamo, Pasqua è quasi alle porte.
Qualunque
situazione tu stia vivendo, rientra in te stesso: non si dice se il
figlio l'abbia fatto per un'ora, un minuto, un giorno. Ma l'ha fatto.
Nelle parrocchie si vivono spesso celebrazioni comunitarie per le
confessioni: approfittane per rientrare in te stesso...
Quando
attorno a te non c'è più nulla di familiare, quando la solitudine
diventa pesante e oscura, allora una nostalgia nasce dentro al cuore,
e senti una voce che sussurra: devo tornare!
Quel
figlio ancora non ha capito il Padre, ancora non sa che cosa lo
aspetterà, se ne ritorna almeno per non morire di fame. Si prepara
la frase, gli basterà essere trattato come un servo. E si mette in
cammino...ma
troverà l'amore... e l'amore lo sorprenderà!
Eccolo
il nostro Dio, che ha il volto di quel Padre.
Me
lo immagino, ad ogni momento del giorno, quel padre mentre passeggia
sul balcone. Passano i giorni, continua a scrutare l'orizzonte, ma
niente. Lui non demorde, uno sguardo in continua attesa... e poi...
eccolo!!!
Non
sta più nella pelle, corre giù a tre scalini per volta, inforca la
porta e poi di corsa nel cortile. E' lui, sta tornando. Perché non
aspettare sull'uscio? Perché non attendere con il fatidico: "Te
l'avevo detto!"... è così il nostro Dio! E' un grande!
Come lui non ce n'è!
Niente ramanzine, niente discorsoni, a che servono ora? Corre, corre come un
bimbo! Non era dignitoso per un genitore correre verso un figlio...
E
lo bacia, lo abbraccia. Non si abbracciava uno che era contaminato
dai porci, l'animale considerato impuro per eccellenza. Ma Lui no,
Lui è diverso, è un grande!
Non
lo lascia neppure finire di parlare! Non si aspetta le scuse, non
vuole che strisci per terra. L'ha perdonato quando l'ha visto
all'orizzonte.
E'
così il nostro Dio: l'amore che sorprende e perdona!
E
avanti con il vestito nuovo, l'anello, i sandali, il vitello
grasso... che la festa abbia inizio! Che il figlio sia inondato dalla
sorpresa dell'amore!
Non
so se tu sia nella condizione del primo figlio, o del secondo... che
pur rimanendo in casa e avendo una vita apparentemente dentro le
righe, si sente pure lui servo in quella casa, soffocato e
incatenato... ma il passaggio segreto per questa settimana è
rientrare in te stesso.
Sono
molto lontano, distante da Dio anni luce? Oppure in casa ma con il
cuore altrove?... devo pensare ai miei peccati?... non so... una cosa
io so: rientrerò in me stesso, mi alzerò e andrò da mio Padre!
Perché,
ancora una volta, ho un'infinita nostalgia di essere sorpreso dal suo
amore! Di vedermelo correre incontro, di essere abbracciato e
baciato!
Il
quarto passaggio segreto: rientrare in noi stessi per tornare a Lui.
E l'amore ci sorprenderà!
Buona sorpresa!
(don
Carlo Occelli)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 15,1-3.11-32. In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». Allora egli disse loro questa parabola: Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.