La
quarta domenica di Pasqua ci presenta la figura di Cristo Buon
Pastore che va in cerca della pecorella smarrita e si prende cura di
lei in tutte le sue dimensioni.
Nelle sintetiche espressioni del
testo del Vangelo di Giovanni cogliamo lo spessore di quell'umanità
e quella missionarietà del Cristo, Figlio di Dio, unica ed
irrepetibile.
Solo lui può dire a noi pecorelle appartenenti al suo
gregge, al suo popolo, che ci dà la vita eterna.
E' da sottolineare
questa promessa di salvezza per tutti gli uomini che viene
evidenziata nel brano di oggi: le pecorelle non andranno perdute e
nessuna verrà strappata all'amore del Padre. Questo Dio di infinita
misericordia e di amore non vuole che nessuna delle sue pecorelle
vada perduta, vada ad immergersi nella situazione di un definitivo
allontanamento da lui per l'eternità. Se questa è una verità di
fede e ci conferma nella convinzione che tutti gli uomini si possono
salvare e si salveranno, è pur vero che senza la nostra risposta a
Dio la salvezza non potrà mai essere nostra.
Nel
testo odierno, il libro dell'Apocalisse di san Giovanni apostolo ci
fa capire che davvero Dio vuole la salvezza di tutti gli uomini e
nonostante quanto si dice, sono molti quelli che si salvano, se
l'Apostolo Giovanni nella visione celestiale di cui ci racconta vede
una moltitudine immensa che nessuno poteva contare, proveniente da
ogni dove. Per dire che la salvezza non è preclusa a nessuno. La
felicità eterna è alla portata di tutti.
Certo sapere con certezza
che nell'eternità non ci sarà più sofferenza e pianto è una
grande consolazione dell'anima e per la nostra vita. A chi pensa
all'eternità come un luogo di stasi, di immobilismo, deve ricredersi
in base a questa parola di verità: l'eternità di Dio è luogo di
gioia infinita, dove il servizio della carità all'Assoluto è
espresso con parole di grande fascino: "Per questo stanno davanti
al trono di Dio e gli prestano servizio giorno e notte nel suo
tempio; e Colui che siede sul trono stenderà la sua tenda sopra di
loro."
Far
conoscere Cristo, farlo amare, incontrarsi con Lui nella parola e
nell'eucaristia è la missione di tutta la Chiesa e di ogni membro di
essa. Certamente il dovere della missionarietà spetta in modo
particolare a coloro che il Signore ha scelto per essere suoi
ministri, suoi discepoli nel portare la buona novella ai popoli. Come
la prima comunità dei cristiani, così noi cristiani dei nostri
giorni siamo chiamati a portare la parola di verità a chi, smarrito,
va alla ricerca di Dio.
Il testo degli Atti degli Apostoli che oggi
ascoltiamo ci immette in quel clima di prima evangelizzazione che
tanto entusiasmo e tante conversioni dava alla Chiesa. L'opera di
Paolo e Barnaba è certamente feconda e come leggiamo dal testo sono
due evangelizzatori credenti e credibili. Ecco perché la risposta
della gente è convinta e convincente e molti si fanno battezzare ed
aderiscono spontaneamente al loro annuncio. Certo non fu facile
neppure per loro evangelizzare e gli ostacoli verso la loro attività
apostolica furono messi appositamente dai Giudei al punto tale che
poi sia Paolo che Barnaba dovettero lasciare il campo missionario in
quell'area e passare altrove. Apostoli itineranti dell'amore del
Padre, della misericordia di Dio, della verità e della giustizia in
attesa di contemplare Dio per l'eternità.
Sia
questa la nostra umile preghiera in questo giorno di festa in cui
siamo chiamati a pregare per le vocazioni alla vita sacerdotale. In
un momento difficile come quello che stiamo vivendo, pregare per i
sacerdoti e per coloro che sono avviati al sacerdozio è una
necessità ed un emergenza.
Dio
onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna,
perché l'umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a
te, dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Amen.
(padre
Antonio Rungi)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 10,27-30. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano. Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio. Io e il Padre siamo una cosa sola».

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