Nella
seconda parte della Preghiera semplice, S. Francesco si rivolge a Dio
come Maestro, pregandolo di insegnargli ad essere capace di
atteggiamenti più attivi che passivi, ad essere capace di dare più
che di ricevere sull’esempio di Gesù stesso che ha dato tutto se
stesso per noi.
Attraverso l’insegnamento evangelico del Figlio,
infatti, Dio rivela all’uomo se stesso , rivela all’uomo ciò a
cui è chiamato, rivela all’uomo la propria Misericordia
infinita…Dio ci dona l’esempio da imitare, ci apre le porte della
vera vita, dell’Amore, della Misericordia, della Pace. S.
Francesco, dunque, si mette alla scuola di Gesù e il primo
insegnamento che chiede è quello di saper consolare.
Nella
seconda lettera ai Corinzi, S. Paolo afferma: “Sia benedetto
Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e
Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in
ogni nostra tribolazione perché possiamo anche noi consolare quelli
che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione
con cui siamo consolati noi stessi da Dio. Infatti, come abbondano le
sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda
anche la nostra consolazione. Quando siamo tribolati, è per la
vostra consolazione e salvezza; quando siamo confortati, è per la
vostra consolazione, la quale si dimostra nel sopportare con forza le
medesime sofferenze che anche noi sopportiamo.”
S. Paolo,
innanzi tutto, attribuisce due caratteristiche, due nomi a Dio: dice
che Dio è Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione; potremmo,
dunque, affermare che Misericordia e Consolazione sono i principali
volti dell’Amore di Dio per l’uomo. Egli non solo ha misericordia
dei nostri peccati, del male che commettiamo ma vuole anche
consolarci per tutto questo ridonandoci la vera Pace. Tale
consolazione è così grande e così efficace che non può essere
trattenuta per noi ma diventa essa stessa fonte di consolazione per
tutti quelli che si trovano nell’afflizione.
S.
Francesco conosce bene questa consolazione, ha sperimentato in
sovrabbondanza la consolazione che Dio dona a chi si affida alla sua
Misericordia; potremmo, anzi, dire che Dio stesso conduce Francesco a
trovare consolazione nell’usare misericordia verso gli ultimi, gli
esclusi, quelli che lui stesso detestava: nel testamento ci rivela
che, dopo aver usato misericordia verso i lebbrosi, tutto ciò che
era per lui amaro diventa dolcezza di animo e di corpo. S. Francesco
da un nome a questa consolazione: la chiama Letizia. Come S. Paolo
dice che, nel sopportare con forza le nostre sofferenze e
tribolazioni, abbonda, per mezzo delle sofferenze di Cristo, anche
la nostra consolazione, così Francesco dice che possiamo raggiungere
la vera perfetta Letizia quando, di fronte alle nostre sofferenze ,
alle nostre ferite avremo saputo riconoscere la volontà del Signore
che trasforma ogni male in bene.
Proprio
perché S. Francesco ha sperimentato la consolazione che viene da
Dio, può chiedere a Lui la capacità di saper consolare: non si può
donare ciò che non si ha, non si può consolare se non abbiamo
sperimentato la vera consolazione…il rischio è quello di non
essere credibili, di portare solo gesti sterili e non far passare la
vera consolazione che ha origine dalla Misericordia e dall’Amore
che Dio ha su ciascuno di noi.
La
nostra vita è costellata di moltissimi momenti in cui ricerchiamo
consolazione…perché abbiamo sbagliato, perché qualcuno ci ha
ferito, perché vittime dell’ingiustizia, perché tutto non va come
abbiamo progettato…e, allora, spesso ricerchiamo consolazione
nell’effimero, nella gioia finta di un piacere facile che riempie
giusto qualche istante del nostro tempo ma non ha il profumo del “per
sempre”, dell’infinito, dell’eterno; ci impossessiamo, dunque,
di ogni cosa che la nostra società ci impone come un bisogno,
divoriamo relazioni, amicizie…e tutto per cercare di riempire in
qualche modo le nostre ferite che sono, però, spesso, troppo
profonde per essere guarite da rimedi che, forse, nascondono un po’
di dolore ma lasciano aperte proprio quelle ferite che lo generano.
Come
S. Francesco, dunque, lasciamoci attrarre dal vero “farmaco” che
può salvare la nostra vita, che cura le nostre ferite e che dona la
vera Pace…lasciamo che l’Amore di Dio penetri i nostri cuori e
vinca le nostre resistenze a una vita bella e piena…lasciamoci
invadere da quella consolazione che Dio stesso ci dona attraverso lo
Spirito Santo, il Consolatore. Solo così, scaturirà in noi la vera
Pace e sapremo essere, a nostra volta, portatori credibili di
consolazione, di Misericordia e di Amore.
Paolo Mancini
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