sabato 4 aprile 2015

DOMENICA DI PASQUA - "Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino..."



Siamo giunti anche quest’anno alla domenica di Pasqua.
La liturgia ci accoglie in questa santa assemblea con lo slancio e il giubilo che non conosce stanchezza: “Esulti il coro degli angeli gioisca la terra inondata di tanto splendore: la luce del re eterno ha vinto le tenebre del mondo”.
Così nell’Exultet, la Chiesa canta al mondo la sua fede e la sua gioia pasquale. Ed ora vuole trascinare anche noi in un impeto di gioia: “Cristo, nostra Pasqua, è immolato: facciamo festa nel Signore".
La risurrezione di Gesù è il cuore dell’annuncio cristiano. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sottolinea che è questa è la notizia che gli è stata trasmessa e lui fedelmente la trasmette alle varie comunità
                                    
                                      “Vi ho trasmesso, anzitutto,quello che anch’io ho          
                                       ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati
                                       secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il
                                       il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve
                                       a Cefa e quindi ai dodici” ( 1Cor 15, 3-5 )
                                  
Questa notizia è talmente importante e decisiva che san Paolo arriva a esclamare: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la nostra fede. Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo” 

“Cristo è risorto”. Questa notizia gioiosa si trasmette di generazione in generazione e ci rafforza con la testimonianza dei martiri e dei santi e, dovunque arriva, essa accende la speranza e conferma l’attesa di un mondo nuovo.

Sì, oggi, noi lo diciamo davanti al mondo, lo gridiamo davanti alla nostra coscienza che è tentata di ritornare alla sfiducia: Cristo è risorto!
E’ un annuncio gioioso: il mondo va verso una meta di felicità, che è al di là e al disopra di ogni nostra immaginazione.
La fede nella Risurrezione ci impegna ad amare la vita, a difendere il senso della vita, a riempire di gioia tutta la vita.

Ma come è avvenuta la risurrezione di Cristo? Come si è consumato questo fatto straordinario, che ha dato inizio a tutta l’avventura del cristianesimo?
Tutto è avvenuto secondo lo stile che Cristo aveva inaugurato a Betlemme: la Risurrezione non è esplosa come una bomba assordante, ma è sbocciata silenziosamente come uno splendido fiore di primavera. Perché Dio non ama il clamore e non cerca stolte rivincite.
E’ Gesù che, come dice il salmo ci indica il sentiero della vita, ci colma di gioia con la sua presenza che è la presenza visibile del Dio invisibile.
L’incontro con Gesù risorto è per queste donne occasione di una missione: non possono rimanere tranquillamente vicino a Gesù per gioire della sua presenza, la gioia viene loro data per una missione: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno”.
Anche per noi la gioia della risurrezione diventa impegno di annuncio, di missione. Quando il Signore ci dà la gioia di stargli vicino, di contemplare il suo volto, è perché noi corriamo poi a donare questa gioia a tutti i nostri fratelli.

Ma che cos’è la Risurrezione? E quale luce porta alla ricerca di significato per la nostra vita?
La Risurrezione ci garantisce che la vita umana cammina verso un’altra vita: cammina verso la Terra Promessa.
Se è vero questo, noi oggi, siamo come su un ponte: non possiamo costruire la casa su un ponte, non possiamo giocare tutto sull'oggi: dobbiamo vivere camminando; dobbiamo vivere riscaldandoci con la speranza dell’attesa.

La risurrezione di Gesù è un evento, che ci ricorda che anche il corpo umano sarà salvato.
Rispettiamo, allora, il nostro corpo, lottiamo fin da quaggiù, perché il corpo sia liberato dal peso dell’egoismo e diventi, già oggi, una trasparenza del Mistero, che è già presente nel cuore.
Impegniamoci per trasmettere agli altri la coscienza della dignità del corpo umano, perché esso è destinato alla risurrezione.

Resta un ultimo interrogativo. Questo futuro promesso da Dio, questa risurrezione di Gesù che anticipa il futuro del mondo, questa risurrezione che noi aspettiamo, che rapporto hanno con il presente che noi viviamo?
Tra il presente e il futuro eterno esiste lo stesso rapporto che c’è tra il seme e la spiga, tra il germoglio e la pianta.
E siccome Dio è amore e il paradiso è l’esistenza umana liberata da ogni distanza da Dio, possiamo
Dire con certezza che la risurrezione futura sarà tutta in rapporto alla misura di carità che noi oggi realizziamo.
Ci ricorda infatti san Paolo: “La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà”.
La carità è l’ultima parola del mondo, così come è stata la prima parola del mondo: perché Dio è carità.
Domandiamo al Signore il dono di essere completamente aperti alla sua luce e completamente disponibili alla missione che ne deriva per noi.

BUONA PASQUA!

P. Stefano Orsi, ofm

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 20,1-9. 
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata dal sepolcro. 
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». 
Uscì allora Simon Pietro insieme all'altro discepolo, e si recarono al sepolcro. 
Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. 
Chinatosi, vide le bende per terra, ma non entrò. 
Giunse intanto anche Simon Pietro che lo seguiva ed entrò nel sepolcro e vide le bende per terra, 
e il sudario, che gli era stato posto sul capo, non per terra con le bende, ma piegato in un luogo a parte. 
Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. 
Non avevano infatti ancora compreso la Scrittura, che egli cioè doveva risuscitare dai morti. 


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