In
questi giorni di Pasqua, nella liturgia, mediante
il racconto delle apparizioni del Risorto, abbiamo visto rinascere
nei discepoli di Gesù, scoraggiati e dispersi, la fede e l’amore
in Lui: la risurrezione ha generato la fede.
Oggi,
se sappiamo leggere la parola di Dio, possiamo fare un passo avanti e
assistere alla nascita della comunità pasquale, quella che dovrà
tener desta e annunciare la fede nella risurrezione di Cristo fino al
suo ritorno.
Questa
prima comunità ci è presentata nel Vangelo: sono gli undici
apostoli riuniti otto giorni dopo la Pasqua.
La
storia di Tommaso ha un significato preciso per l’evangelista
Giovanni. Esso è racchiuso in quelle parole di Gesù: “ Beati
quelli che, senza aver visto, crederanno".
Questa
parola è celebrata dallo stesso evangelista nella seconda lettura di
oggi. “Chiunque crede è nato da Dio. Tutto ciò che è nato da
Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il
mondo: la nostra fede".
E’
nata la comunità cristiana del futuro: quella che ama, crede e
annuncia Gesù Cristo e la sua risurrezione, pur senza averlo visto
con gli occhi del corpo.
Gli
Atti degli Apostoli, nella prima lettura, ci hanno descritto un po’
da vicino questa comunità nata dall'annuncio della risurrezione
dopo la Pentecoste: “Essi erano assidui nell'ascoltare l’insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella
frazione del pane e nella preghiera…"
Quando
ascoltiamo queste cose noi ci riportiamo spontaneamente col pensiero
alle origini della Chiesa e un senso di tenerezza e di nostalgia ci
sorge nell'anima, come quando riaffiora in una persona il ricordo della propria infanzia felice. Ma è sbagliato.
Tutto
ciò non è realtà del passato, finita come è finita per l’adulto
la stagione della sua infanzia. E’realtà del presente!
Quell'assemblea di discepoli otto giorni dopo la Pasqua, nella quale si
rese presente il Risorto, diede ai suoi la pace e confermò ad essi
la sua risurrezione, non è mai cessata in questi venti secoli di
vita della Chiesa.
Essa
continua ancora nell'assemblea domenicale che noi stiamo celebrando
e che la Chiesa celebra in tutta la terra nel giorno anniversario
della risurrezione.
Ogni
domenica è “quell'ottavo giorno dopo la Pasqua” in cui i
discepoli si erano riuniti in casa.
Naturalmente,
questo ci obbliga ad approfondire il confronto tra le nostre
assemblee domenicali e quella prima assemblea.
Il
quadro esterno è fondamentalmente lo stesso. Anche noi siamo
riuniti, “il primo giorno dopo il sabato”, per ascoltare
l’insegnamento degli apostoli; siamo riuniti nella frazione del
pane e nella preghiera comune. Anche noi ascolteremo il saluto del
Risorto che dice “Pace a voi”.
Non
vedremo Lui in persona, non metteremo il dito nel suo costato come
fece Tommaso: egli si farà presente attraverso la sua parola e il
suo sacramento. Ma ha detto egli stesso che credere in Lui così,
senza vederlo materialmente, è meglio per noi.
Possiamo
allora dire che le nostre assemblee non si distinguono in nulla da
quelle del tempo degli apostoli? Purtroppo no!
C’era
qualcosa in quelle assemblee che oggi noi non realizziamo più,
almeno ordinariamente.
Quelli
che si riunivano avevano tutto in comune, non solo “ il cuore e
l’anima “, ma anche i bisogni, i beni, i pasti. Realizzavano una
vera comunione fraterna e per ciò stesso erano nella gioia.
Ed
era in questa comunione e in questa gioia che il Risorto si faceva
presente e riconoscibile dai discepoli. Ogni volta, i discepoli si
sentivano rigenerati a una speranza viva.
Siamo
invitati alla liberazione del verbo “avere” per riscoprire lo
spirito, l’”essere”, la donazione.
“E
molto più bello dare che ricevere”.
La Pasqua genera la fede e la
fede genera amore.
(P. Stefano Orsi, ofm)
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La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi».
Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo;
a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi».
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù.
Gli dissero allora gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò».
Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!».
Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!».
Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».
Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!».
Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.
Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
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