sabato 18 luglio 2015

"Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò" - XVI Domenica del Tempo Ordinario

Quando l’uomo non sa più perché vive, è aperta la strada ad ogni delusione. Nel nostro mondo, nella nostra storia, nella nostra società vale soltanto chi fa, chi produce. Si è dimenticato del valore essenziale della vita. L’uomo ha dimenticato Dio! Perché tutto questo? Perché, “per tanti cristiani non c’è più opposizione tra Cristo e il mondo, non perché il mondo si è convertito a Cristo, ma perché i cristiani si sono convertiti al mondo”. Allora dobbiamo dire che il ragionamento di Geremia ascoltato nella prima lettura è un ragionamento religioso, puntualmente confermato dalla storia. Infatti se – come crediamo – Dio è l’asse portante della storia umana, ogni volta che l’uomo lo rifiuta, l’uomo sconvolge le fondamenta della vita umana: ed è la catastrofe. Sembra di vivere anche noi tempi difficili di cui parla Geremia. Tempi di dispersione e di abbandono. Si tratta dunque di saper accettare Dio. Perché questo Dio nonostante tutto dice la sua parola promessa, afferma la sua presenza e la garantisce. Dio è il pastore d’Israele e non abbandonerà mai il suo popolo… Per questo non dobbiamo temere di praticare e proporre la fedeltà alla legge del Signore. E per vivere tutto questo è necessaria una grande fede. Ecco allora il richiamo di oggi: l’invito al silenzio, alla solitudine, alla preghiera. Attualissime sono le parole di Gesù: “Venite in disparte, in un luogo solitario e riposatevi un poco”. Perché Gesù dà importanza al silenzio? Perché il silenzio è necessario per pensare, per prendere coscienza del mistero della vita: il silenzio è necessario per far tacere il frastuono che copre i grandi interrogativi che danno senso alla vita: Chi siamo? Dove andiamo? Perché la vita? Solo nel silenzio l’uomo trova le grandi risposte e la vita si salva dalla banalità. Il silenzio, la solitudine, la preghiera non sono allora una fuga dalla vita, ma una elevazione a Dio, affinché non veniamo travolti dagli avvenimenti della vita. Quando saremmo più calmi, più equilibrati, più sereni se la preghiera ci mettesse ogni giorno davanti all’Eterno. Quando sarebbe più bella la vita se dessimo un po’ di tempo alla preghiera, risvegliando dentro di noi la coscienza di essere figli di Dio! Papa Giovanni – l’ha detto egli stesso – era un uomo sereno, perché viveva gli avvenimenti portandoli tutti dentro la preghiera e valutandoli alla luce di Dio. Il silenzio e la preghiera sono anche una scuola di fraternità. Non allontanano dal prossimo: tutt'altro. La persona che veramente prega si incontra con il Dio della fraternità e quindi, pregando, diventa capace di fraternità. Francesco d’Assisi cercò il silenzio e la solitudine come un assetato cerca l’acqua. Amò l’eremo delle carceri e si sentì a proprio agio tra le rocce selvagge della Verna. Che cosa produsse la preghiera in Francesco D’Assisi? Il miracolo della bontà, la letizia francescana, la pace dell’anima resistente ad ogni prova e a ogni dolore e il coraggio di predicare il Vangelo fino all’eroismo. A questo siamo chiamati anche noi. Siamo un piccolo gregge dentro un immenso ateismo, ma Gesù ci ha detto: “Non abbiate paura! Io ho vi vinto il mondo!”.

Padre Stefano Orsi, ofm



Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 6,30-34. 
Gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e insegnato. 
Ed egli disse loro: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un pò». Era infatti molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo di mangiare. 
Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in disparte. 
Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. 
Sbarcando, vide molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.

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