Dio vuole la nostra felicità. Da qui l’avvertimento che ci viene dalla liturgia: Non comportatevi da stolti ma da uomini saggi!
Gli stolti: tutti quelli che pensano solo alla vita presente, unicamente preoccupati del cibo terreno: del denaro, dei beni materiali, della comodità dei piaceri senza limiti, della vanagloria.
I saggi: quelli che non dimenticano mai di essere stati creati a immagine di Dio e che pieni della luce dello Spirito Santo, tengono lo sguardo orientato ai beni del cielo, pur senza trascurare il loro dovere di quaggiù.
Come vivere da saggi? Mettendoci alla scuola di Cristo, che si chiama la “sapienza incarnata”
Sapere che Dio è amore, sapere che Dio manda il suo Figlio a salvarci, a dare la vita per noi e risorgere per noi è motivo di grande fiducia e di grande speranza.
Gesù, nel Vangelo di oggi, ci apre una prospettiva nuova di eternità: vivere la vita in pienezza. “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me ed io in lui”.
Dunque Cristo opera in noi, vive con noi, lavora, soffre, cammina, mangia, beve, esiste con noi, non ci lascia mai, e la sua vita è veramente vita di Dio in noi.
Come la nostra giornata potrebbe essere più serena e fattiva, fiduciosa e forte se questa verità che la fede ci dice di credere, illuminasse davvero la nostra coscienza!
“Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che magia di me vivrà per me”.
Grandissima rivelazione del Signore! Ecco perché questa è una pagina fondamentale per la storia del mondo; si proprio per la storia del mondo. Questa pagina non è stata scritta per la chiesa, è stata scritta per il mondo.
Affidata alla Chiesa, si perché la Chiesa la predichi, la proclami, la gridi con l’entusiasmo della sua fede, la proponga agli uomini con la forza del suo amore, la indichi alla loro speranza.
Tutti gli uomini, piccoli e grandi, lontani e vicini, sani e malati, ignoranti o istruiti sono chiamati al convito del pane di Dio.
Senza questo pane resteranno profondamente digiuni e senza forza; di questo pane vivranno.
E così com’egli ci dice, egli è il pane vivo, disceso dal cielo per sostenere il nostro cammino e permetterci di avanzare, senza mai venir meno e senza smarrirci, sulla strada che conduce a Dio.
P. Stefano Orsi, ofm
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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 6,51-58.
In quel tempo, Gesù disse alla folla dei Giudei: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?».
Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno.
Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui.
Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me.
Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
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