Questa
domanda è una di quelle domande così tanto presenti nella nostra
vita da farci perdere la pace.
A
scuola bisogna essere dei numeri uno; nello sport o al lavoro occorre
primeggiare per non essere sostituiti; in rete conta chi è più
cliccato; in famiglia «Chi è il preferito di mamma?» e in
Chiesa... la questione non cambia.
E
così facendo ci ritroviamo a vivere una vita continuamente sotto
stress, alla costante caccia di stima, primi posti, riconoscimenti.
Giovanni,
non un apostolo qualunque ma il preferito, il più vicino, il più
intuitivo, chiede per sé e per suo fratello i primi posti. E
l'intero gruppo dei dieci immediatamente si ribella, unanime nella
gelosia.
È
come se finora Gesù avesse parlato a vuoto: «Non sapete quello che
chiedete!». Non sapete quali argini abbattete con questa fame di
primeggiare, non capite la forza oscura che nasce da queste
ubriacature di potere, che povero cuore ne esce.
Ed
ecco le parole con cui Gesù spalanca la differenza cristiana: «tra
voi non sia così». I grandi della terra dominano sugli altri... Tra
voi non è così!
Credono
di governare con la forza... non così tra voi!
Le
parole di Gesù sono parole opposte alla nostra mentalità. Eppure
sono il solo futuro possibile. Il futuro di un mondo segnato non da
arrivismi sterili, in cui ognuno scavalca il proprio fratello o
sorella, ma da intelligentissime gare di stima reciproca, di
solidarietà e condivisione.
Chi
vuole diventare grande tra voi... Una volontà di grandezza è innata
nell'uomo. Gesù non condanna questo, non vuole nel suo regno uomini
e donne incompiuti e sbiaditi, ma pienamente fioriti, regali, nobili,
fieri, liberi.
La
santità non è una passione spenta, ma una passione convertita: chi
vuole essere grande sia servitore. Si converta da "primo" a
"servo". Cosa per niente facile, perché temiamo che il
servizio sia nemico della felicità, che esiga un capitale di
coraggio di cui siamo privi, che sia il nome difficile, troppo
difficile, dell'amore.
Eppure
il termine servo è la più sorprendente di tutti quelli che applica
a sé: «Non sono venuto per farmi servire, ma per essere servo».
Servo allora è un nome di Dio; Dio è mio servitore!
Dio
non è il Padrone dell'universo, il Signore dei signori, il Re dei re
(è anche questo): è il Servo di tutti! Non tiene il mondo ai suoi
piedi, è inginocchiato lui ai piedi delle sue creature; non ha
troni, ma cinge un asciugamano. Come sarebbe l'umanità se ognuno
avesse verso l'altro la premura umile e fattiva di Dio? Se ognuno si
inchinasse non davanti al potente ma all'ultimo?
Non dobbiamo farci servire da chi ci sta attorno. Ma servire, amare, fare
noi tutto quello che possiamo fare per gli altri: in casa, in
parrocchia, nella vita di ogni giorno.
(Don
Roberto Rossi)
In quel tempo, si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo».
Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero:
«Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo».
E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete.
Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni.
Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere.
Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore,
e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti.
Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
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