A
Gerico avviene un incontro tra figli.
Il figlio di Timeo incontra il
figlio di Davide, che è anche figlio di Giuseppe. E il figlio di
Giuseppe, venuto dal nord, dalla Galilea, restituisce a Bar-timeo
(figlio di Timeo in ebraico) la dignità di figlio di Davide.
Bartimeo, come Gesù, appartiene a un popolo, al popolo eletto.
L'aveva scordato, mendicante di attenzioni e di pane, e ne era
rimasto escluso: imprigionato dalle norme e dalla folla, dalle paure
che diventano catene.È anche incontro tra un figlio dell'uomo e il
Figlio di Dio. E in questo incontro Gesù, che si è fatto Figlio
dell'Uomo, dona a Bartimeo la consapevolezza di essere chiamato a
divenire figlio di Dio anche lui. È una storia di fratellanza,
dunque, smarrita e ritrovata. È una storia di vocazione:
nell'incontro, Gesù restituisce a Bartimeo la bellezza di scoprire
se stesso e di decidere di vivere da protagonista la propria vita con
Lui.
Sembrano delinearsi tre tappe di un itinerario vocazionale: il
desiderio, l'incontro, la sequela.
Bartimeo, al passaggio di Gesù,
sente sgorgare da dentro un desiderio che era rimasto forse nascosto,
seppellito, ammutolito dall'oscurità e dalla Legge da tanto tempo. È
probabilmente e semplicemente il desiderio di vivere, di appartenere,
di esistere ed essere riconosciuto da qualcuno. Esce in maniera
scomposta, come capita spesso a noi, ai nostri giovani, a ogni
persona. Esce come un grido esagitato, fuori luogo, che turba. La
folla cerca di farlo ritornare al proprio posto, spento nel silenzio
delle proprie viscere buie e abbandonate. Qualche volta rischiamo
anche noi, inesperti pedagoghi, di tacciare il grido del desiderio,
perché lo percepiamo esagerato, scomposto, inadeguato, fuori dalle
righe. Urge, invece, aiutarci e aiutare a far tornare a galla, nel
tram-tram quotidiano, il trepidante bisogno di alterità, di
trascendenza, che significa relazione autentica. Il figlio dell'uomo
non può vivere solo, né tanto meno escluso. Ha bisogno dell'altro,
e quindi di Dio. Per questo cerca un altro Figlio a cui rivolgersi! E
grida…Gesù si ferma.
Avviene l'incontro, la chiamata. Anche la
chiamata passa attraverso la folla, la stessa folla irritata e
spaventata dalla difficile gestione del desiderio. È la Chiesa,
povera, affannata, ammassata attorno al Maestro, di cui poco capisce,
ma che qualche volta sa accompagnare nella sua appassionata tenerezza
per l'ultimo. Avviene l'incontro, tra il Figlio di Davide e il figlio
di Timeo, tra Gesù e ognuno di noi, che ci riconosciamo figli della
nostra storia, fragile e irripetibile allo stesso tempo. L'incontro
toglie dall'anonimato definitivamente. Siamo preziosi agli occhi di
Gesù: la nostra voce, pur sconclusionata e stonata nel coro del
mondo, è cara al Figlio di Dio. È Lui che, cercato, ci cerca. È
Lui che, desiderato, ci attrae a sé. E Bartimeo butta via le sue
difese e le sue resistenze antiche, quel mantello che gli concedeva
di sentirsi a posto anche nella sua passività, perché decide di
lasciarsi incontrare. Dall'incontro con Gesù scocca la scintilla
della fede e dell'amore che salva.
E infine, terzo e necessario passo
che nasce da questa relazione nuova, ecco la decisione di partire, di
mettersi in cammino, di seguire le tracce del Figlio di Dio per
vivere non soltanto da fratello, ma anche da amico. Gesù apre gli
occhi oscurati dal peccato, che ha tante manifestazioni e conseguenze
personali e sociali. Gesù ridona la vista sulla propria identità
profonda. Gesù restituisce la consapevolezza che la luminosità
dell'esistenza dipende più dalla nostra voglia di camminare che dai
cliché applicati a noi dagli altri. Siamo liberi, perché Gesù ci
rende liberi nella cura della nostra relazione con Lui. E libertà
significa legame, ora imprescindibile, irrevocabile: la sequela
realizza, passo dopo passo, quella brama di trascendenza che ha
urlato nella povertà tutta la passione del figlio. E la folla?
Rimane lì, silenziosa; siamo noi, la Chiesa, lasciati liberi di dare
la nostra risposta.
Desiderio, incontro, sequela. Ecco l'itinerario
della nostra vocazione, come della vocazione di Bartimeo. Che nel
lasciarsi coinvolgere in questa spirale di liberazione, scopre la
luce di sapersi Bar- Abbà: Figlio del Padre, come Gesù.
(Don
Luca Garbinetto)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 10,46-52.
In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gerico insieme ai discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, cieco, sedeva lungo la strada a mendicare.
Costui, al sentire che c'era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». E chiamarono il cieco dicendogli: «Coraggio! Alzati, ti chiama!».
Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui: «Rabbunì, che io riabbia la vista!».
E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.
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