sabato 20 febbraio 2016

II Domenica di Quaresima - "Il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante"

"Illuminati dalla Promessa"
Dobbiamo ammettere che il grido del salmista è il nostro grido: "Io grido: abbi pietà di me, rispondimi! / Il mio cuore ripete il tuo invito: / «Cercate il mio volto!». / Il tuo volto, Signore, io cerco. / Non nascondermi il tuo volto...". Da poco siamo entrati nello spazio sacro della Quaresima, e l'abbiamo fatto attraverso il deserto, attraverso il buio della tentazione: uno spazio che tutto sommato ci è congeniale, perché tutti - chi più chi meno, ma tutti... - abbiamo un luogo interiore in cui sentiamo la distanza da Dio, il suo silenzio, e in questo silenzio altre voci che risuonano e ci turbano, ci distraggono, ci portano lontano. La liturgia, che sempre ci aiuta a leggere la nostra vita, ci viene ad incontrare in questo luogo proprio all'inizio della Quaresima, quasi a dirci: "Si parte da qui, dalla presa di coscienza del nostro buio, della nostra distanza da Dio". Ma da qui si leva il grido del cuore che cerca il volto del suo Dio, la sua luce, la sua salvezza..
Oggi la Parola ci consegna una promessa, perché forti di questa promessa ci addentriamo nel cammino quaresimale.
Promessa è quella di una discendenza numerosa come le stelle del cielo che Dio fa ad Abramo, insieme al possesso della terra, non a caso detta "promessa"; promessa è quella della gloria futura che Gesù fa brillare davanti agli occhi dei discepoli, insieme al possesso della "cittadinanza nei cieli", della terra benedetta del Paradiso, della beatitudine eterna.
Nelle difficoltà della vita spesso altro non c'è su cui appoggiarsi che una promessa. Così è per l'addentrarsi nel cammino quaresimale, cammino in cui la nostra stessa miseria e fragilità chiede di essere riconosciuta e assunta, per arrivare a celebrare la Pasqua realmente con azzimi di sincerità e verità. Cammino che potrà essere talvolta vuoto di parole, di conferme, di rassicurazioni: unica certezza sarà la promessa di Dio, e la sua fedeltà alle promesse.
Promessa di Dio è quella Parola che ad un dato momento della vita è brillata come luce nel cuore, esperienza a volte anche solo di pochi attimi, ma capace di sostenere una vita intera, per la sua chiarezza e la sua forza. Esperienza a volte fragile, da cogliere nella fede e da custodire...
Se poi ci spostiamo sul Monte della trasfigurazione, vediamo i tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, prima assopiti dal sonno, poi estasiati dalla dolcezza, infine intimoriti dalla nube. Mentre il Figlio di Dio, Lui che opera sempre come il Padre (cf. Gv 5,17), sta pregando, i discepoli cedono alla stanchezza e si addormentano. Li risveglia lo sfolgorare della gloria di Dio, più forte di ogni stanchezza: lo splendore di tanta luce e tanta bellezza li rapisce in un'estasi da cui non vorrebbero più riprendersi: "Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne...". Ma nella proposta di Pietro c'è tanta ingenuità: non si può reggere a lungo lo svelarsi di Dio, che viene meno per restare però impresso nella mente come promessa, meglio come memoria futuri....
Gesù Cristo, Figlio di Dio: con Lui e solo con Lui possiamo affrontare il deserto quaresimale, nella certezza della sua vittoria, a dispetto della nostra povertà... di più, attraverso la nostra povertà. Ma, attenzione: questa è una promessa, a cui bisogna credere con fiducia. La luce chiara che avrà brillato ad un dato attimo della vita sarà ormai avvolta dalla nube: resta la Sua parola, che ri-corda, cioè riporta al cuore, la promessa. Basta continuare a credere, sostenuti dalla sua promessa, e la nostra speranza non sarà delusa (cf. Sl 119,116; Rm 5,5).

Commento a cura delle Clarisse di Via Vitellia




28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

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