"Illuminati
dalla Promessa"
Dobbiamo
ammettere che il grido del salmista è il nostro grido: "Io
grido: abbi pietà di me, rispondimi! / Il mio cuore ripete il tuo
invito: / «Cercate il mio volto!». / Il tuo volto, Signore, io
cerco. / Non nascondermi il tuo volto...". Da poco siamo entrati
nello spazio sacro della Quaresima, e l'abbiamo fatto attraverso il
deserto, attraverso il buio della tentazione: uno spazio che tutto
sommato ci è congeniale, perché tutti - chi più chi meno, ma
tutti... - abbiamo un luogo interiore in cui sentiamo la distanza da
Dio, il suo silenzio, e in questo silenzio altre voci che risuonano e
ci turbano, ci distraggono, ci portano lontano. La liturgia, che
sempre ci aiuta a leggere la nostra vita, ci viene ad incontrare in
questo luogo proprio all'inizio della Quaresima, quasi a dirci: "Si
parte da qui, dalla presa di coscienza del nostro buio, della nostra
distanza da Dio". Ma da qui si leva il grido del cuore che cerca
il volto del suo Dio, la sua luce, la sua salvezza..
Oggi la Parola ci consegna una promessa,
perché forti di questa promessa ci addentriamo nel cammino
quaresimale.
Promessa
è quella di una discendenza numerosa come le stelle del cielo che
Dio fa ad Abramo, insieme al possesso della terra, non a caso detta
"promessa"; promessa è quella della gloria futura che Gesù
fa brillare davanti agli occhi dei discepoli, insieme al possesso
della "cittadinanza nei cieli", della terra benedetta del
Paradiso, della beatitudine eterna.
Nelle difficoltà della vita spesso
altro non c'è su cui appoggiarsi che una promessa. Così è per
l'addentrarsi nel cammino quaresimale, cammino in cui la nostra
stessa miseria e fragilità chiede di essere riconosciuta e assunta,
per arrivare a celebrare la Pasqua realmente con azzimi di sincerità
e verità. Cammino che potrà essere talvolta vuoto di parole, di
conferme, di rassicurazioni: unica certezza sarà la promessa di Dio,
e la sua fedeltà alle promesse.
Promessa
di Dio è quella Parola che ad un dato momento della vita è brillata
come luce nel cuore, esperienza a volte anche solo di pochi attimi,
ma capace di sostenere una vita intera, per la sua chiarezza e la sua
forza. Esperienza a volte fragile, da cogliere
nella fede e da custodire...
Se
poi ci spostiamo sul Monte della trasfigurazione, vediamo i tre
discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni, prima assopiti dal sonno, poi
estasiati dalla dolcezza, infine intimoriti dalla nube. Mentre il
Figlio di Dio, Lui che opera sempre come il Padre (cf. Gv 5,17), sta
pregando, i discepoli cedono alla stanchezza e si addormentano. Li
risveglia lo sfolgorare della gloria di Dio, più forte di ogni
stanchezza: lo splendore di tanta luce e tanta bellezza li rapisce in
un'estasi da cui non vorrebbero più riprendersi: "Maestro, è
bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne...". Ma nella
proposta di Pietro c'è tanta ingenuità: non si può reggere a lungo
lo svelarsi di Dio, che viene meno per restare però impresso nella
mente come promessa, meglio come memoria futuri....
Gesù
Cristo, Figlio di Dio: con Lui e solo con Lui possiamo affrontare il
deserto quaresimale, nella certezza della sua vittoria, a dispetto
della nostra povertà... di più, attraverso la nostra povertà. Ma,
attenzione: questa è una promessa, a cui bisogna credere con
fiducia. La luce chiara che avrà brillato ad un dato attimo della
vita sarà ormai avvolta dalla nube: resta la Sua parola, che
ri-corda, cioè riporta al cuore, la promessa. Basta continuare a
credere, sostenuti dalla sua promessa, e la nostra speranza non sarà
delusa (cf. Sl 119,116; Rm 5,5).
Commento a cura delle Clarisse di Via Vitellia
28Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. 29Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elia, 31apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme. 32Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. 33Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quello che diceva. 34Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. 35E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».36Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.