"NON POSSO FARE DELLE MIE COSE QUELLO CHE VOGLIO? OPPURE TU SEI INVIDIOSO PERCHE' IO SONO BUONO?"
Eccoci qui, nella prima domenica di autunno.
Eccoci, mentre
tutto riprende con ritmo incalzante: il lavoro, la scuola, la vita parrocchiale
ordinaria, le fatiche e le preoccupazioni quotidiane.
E, in questa ripresa, ci si mette anche il Vangelo di oggi che
fa "saltare" ogni logica di giustizia umana, soprattutto in questi
tempi in cui per molti il "cercare lavoro" sembra un'utopia.
Perché la parabola di oggi ci parla di lavoro, di stipendio,
di assunzione ad ore, di ricompensa, ma con metodi e intese che non
corrispondono alla giustizia. Ma, allo stesso tempo c'è una parola che brilla
luminosa oltre il diritto e le rivendicazione: la parola "bontà".
In mezzo alle chiacchiere e alle critiche nei confronti del
padrone c'è quella parola: "Io sono buono", che scompiglia ogni
logica umana.
È chiaro che istintivamente ognuno di noi si senta solidale
con gli operai della prima ora: non è giusto dare la medesima paga a chi lavora
molto e a chi poco. Non è giusto, se al centro di tutto metto il denaro e le
leggi dell'economia.Ma se mi lascio provocare da questa parabola, se, come Dio,
al centro metto non il denaro, ma l'uomo, allora non posso mormorare contro chi
intende assicurare la vita di tutti. La parabola c'invita a conquistare lo
sguardo di Dio.
Dio dà all'uomo tutto se stesso in un dono gratuito,
continuo, fedele, senza limiti; dà tutto il suo amore. E chiede in cambio
"solo" l'accettazione del dono. Ognuno è il "preferito" al
quale Dio destina il suo denaro di salvezza, cioè l'intera paga, tutto se
stesso.
In questa avventura di amore infinito che è la storia della
nostra salvezza, la stonatura più grande, il contrasto più evidente, lo sfregio
allo splendore della sua Bontà, è l'invidia che possiamo nutrire per questo
dono che va oltre ogni merito, rivelando la misura di Dio.
Se l'operaio dell'ultima ora lo guardo con bontà, se lo vedo
cioè come un amico, non come un rivale, se lo guardo come mio fratello, non
come un avversario, allora gioisco con lui della paga piena, faccio festa con
mio fratello e ci sentiamo entrambi più ricchi.
Se mi credo lavoratore instancabile della prima ora,
"cristiano esemplare", che dà a Dio impegno e fatica, che pretende la
ricompensa, allora sono urtato dalla bontà di Dio. Se invece con umiltà, con
verità, mi metto tra gli ultimi operai, allora la parabola mi rivela il segreto
della speranza: Dio è buono.
Allora, "ti dispiace che io sia buono?"
(AA.VV.)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 20,1-16a.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna.
Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna.
Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati
e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono.
Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto.
Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi?
Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna.
Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi.
Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro.
Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno.
Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo:
Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo.
Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro?
Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te.
Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?
Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi». In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all'alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Accordatosi con loro per un denaro al giorno, li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano sulla piazza disoccupati e disse loro: Andate anche voi nella mia vigna; quello che è giusto ve lo darò. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno e verso le tre e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano là e disse loro: Perché ve ne state qui tutto il giorno oziosi? Gli risposero: Perché nessuno ci ha presi a giornata. Ed egli disse loro: Andate anche voi nella mia vigna. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensavano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch'essi ricevettero un denaro per ciascuno. Nel ritirarlo però, mormoravano contro il padrone dicendo: Questi ultimi hanno lavorato un'ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse convenuto con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene; ma io voglio dare anche a quest'ultimo quanto a te. Non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono? Così gli ultimi saranno primi, e i primi ultimi».
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