sabato 27 settembre 2014

XXVI Domenica del Tempo Ordinario

"I PUBBLICANI E LE PROSTITUTE VI PASSANO AVANTI NEL REGNO DI DIO"


Potremmo pensare che Gesù racconti le parabole per render più semplice il suo messaggio, ma una lettura un po' attenta smentisce questa idea. A volte infatti, più che semplificare il messaggio, Gesù sembra complicarlo. Inoltre, in molte occasioni (come ne caso di oggi) Gesù racconta le sue parabole non a gente povera e senza istruzione, ma ai capi dei sacerdoti e ai saggi del popolo. Perché Gesù sceglie di parlare in parabole e quale messaggio comunica non lo possiamo scoprire se non leggendole con attenzione.
Quando racconta la parabola di oggi Gesù si trova nel tempio,i capi religiosi gli hanno appena chiesta con quale autorità aveva agito in quel modo il giorno prima, ed egli aveva risposto chiedendo l'origine del battesimo di Giovanni. E siccome i capi non avevano voluto sbilanciarsi, Gesù non aveva risposto loro. E in forma di risposta indiretta, racconta questa parabola. Un padre chiede ai suoi due figli di andare a lavorare nella vigna: il primo risponde sì e non va; il secondo risponde no e poi, pentitosi, va. Terminata la parabola, Gesù pone una domanda ai suoi interlocutori: chi ha compiuto la volontà del Padre? Essi rispondono in modo corretto e ciò permette a Gesù di collegare la parabola con la storia, facendo una affermazione che doveva suonare a dir poco scandalosa: i peccatori entrano nel regno di Dio prima dei capi religiosi. 
Le parole di Gesù sono forti, perché rivelano che di fronte a Dio le cose stanno proprio al contrario di come le vedono gli uomini: chi pensava di obbedire a Dio in realtà si trova lontano, e chi viveva da peccatore, ascoltando Giovanni e convertendosi, si è avvicinato a Dio. Ciò che fa la differenza importante agli occhi di Gesù nella parabola è il fare la volontà del Padre, che conta più del modo con cui i due figli rispondono (cioè il dire). 
Questo è un messaggio che la parabola contiene per noi discepoli di oggi: non si segue Gesù con le parole (anche corrette), ma vivendo nel modo in cui Egli ci ha insegnato. Durante l'ultima cena in Giovanni, dopo aver dato il comandamento-esempio del servizio fraterno dice: sapendo queste cose sarete felici se le metterete in pratica. Sapere è un primo passo necessario, ma è il fare che porta alla felicità.


Leggendo l'inizio della parabola: "un padre aveva due figli..." ci viene in mente un'altra famosa parabola di Gesù, trasmessa da Luca, quella del Padre misericordioso, lo stesso che qui accoglie presso di sé i figli che erano lontani e poi si sono convertiti e sono ritornati a Dio. È questa misericordia che attende ciascuno di noi, portati a dire di più di quello che facciamo nel nostro impegno a seguire Gesù.
(AA.VV.)


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 21,28-32. In quel tempo, disse Gesù ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli; rivoltosi al primo disse: Figlio, và oggi a lavorare nella vigna. Ed egli rispose: Sì, signore; ma non andò. Rivoltosi al secondo, gli disse lo stesso. Ed egli rispose: Non ne ho voglia; ma poi, pentitosi, ci andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Dicono: «L'ultimo». E Gesù disse loro: «In verità vi dico: I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. E' venuto a voi Giovanni nella via della giustizia e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, pur avendo visto queste cose, non vi siete nemmeno pentiti per credergli». 

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