"Perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato". (Lc 15,24)
Questa storia ci insegna che anche una vita che sembra perduta per gli uomini è preziosissima e degna agli occhi di Dio.
Eccovi la storia di Davide e di un Dio che si è nascosto nelle lacrime di una madre:
"È proprio in quella Chiesetta, la Porziuncola, così cara a san Francesco, così piccola, ma così importante, dove tanti giovani hanno trovato il coraggio di lasciarsi incontrare dal Signore, proprio lì, dopo due anni di cammino, al cospetto di Maria, anch’io ho avuto il coraggio di lasciarmi guardare, di mettermi in ascolto, di affidare il mio Sì nelle mani di Dio e della Sua Chiesa.
Mi chiamo Davide, ho 26 anni e sono al mio terzo anno come seminarista nel Seminario Minore della Diocesi di Tempio-Ampurias in Sardegna. In un cammino di discernimento profondo, necessario e ricco di Grazia, mi preparo al Sacerdozio e ancora, ogni giorno, mi stupisco di questo grande dono che, messo davanti alla mia fragilità e alla mia pochezza, è veramente grande.
Ma per capire meglio come sono arrivato sin qui dobbiamo fare qualche passo indietro… All’età di 13/14 anni, dopo aver celebrato il Sacramento della Cresima, ho vissuto anche io, come tanti giovani di oggi e di ieri, una fase di allontanamento, nella convinzione che dopo la Cresima non c’era più bisogno di andare in Chiesa e in oratorio… ma si sa, quando non si percorre una strada si è costretti a percorrerne altre, e così è stato per me. Iniziai a frequentare persone e posti sbagliati e spinto dalla curiosità feci così il primo passo nel mio inferno più grande: la droga. Una strada che al momento mi prometteva successo, libertà, divertimento, soldi e altro ancora. Mi ritrovai a 20 anni come un “vegetale”, la cannabis fu solo l’ascensore per arrivare poi alle droghe più pesanti. Non ero più capace di amare, di voler bene. Non ero più all’altezza di provare dei sentimenti veri perché la droga si era mangiata il mio cuore, aveva completamente rubato la mia identità. Ero ormai diventato schiavo di ogni situazione, schiavo della droga, del mio orgoglio, della mia sete di potere e di successo. La vita era ormai diventata un prodotto di scambio, da consumarsi preferibilmente entro la data di scadenza, e se avessi continuato sarebbe arrivata ben presto! Ero solo capace di tradire, di essere promotore di violenza e potere… tutte le relazioni di amicizia erano fondate su interessi malati e su secondi fini.
La cosa inconcepibile, col senno di poi, è che per me, quella, era la mia strada. Non riuscivo a capire che stavo sbagliando. Nonostante l’evidenza di una vita ogni giorno orientata alla morte sia del cuore che del corpo, io ero convinto che non ci fossero altre strade…
Ma anche a me, come a San Paolo, il Signore mi ha buttato giù da quel “cavallo”, quel cavallo di cui io non potevo più fare a meno, che ogni giorno coccolavo e con cui scendevo piacevolmente a compromessi… Sapete come? Non un overdose dovuta a chissà quale cocktail di droga, non un arresto, cosa molto frequente quando sei in certi giri, non chissà quale delusione amorosa, niente di tutto questo… C’è un passo della Bibbia in cui si racconta del profeta Elia che chiamato dal Signore, lo cerca: “(…) ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento; dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto; dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera”... e il Signore era proprio lì, sì era proprio nella brezza leggera… Così è stato anche per me.
Sono state le lacrime di una madre che per l’ennesima volta, sconfitta, delusa e rassegnata, vedeva il figlio che lentamente moriva, dentro e fuori. Cosa c’è di più doloroso per una madre? Cosa di più straziante nel vedere il proprio figlio in simili condizioni? Quella lacrime erano non solo le lacrime di mia madre, ma le lacrime di Dio che come un padre piangeva per il proprio figlio, che ancora non era tornato a “casa”…Sono state queste lacrime la brezza leggera che Dio ha usato per toccare la parte più profonda del mio cuore, lì dove ancora risiedeva quel briciolo di coscienza che Dio stesso mi aveva lasciato.È in questo preciso istante che la mia vita cambia e capisco finalmente di aver sbagliato tutto. Ed è proprio nella Chiesa, attraverso i suoi ministri, che io ritrovai la mia identità, la salvezza che Dio era pronto a donarmi. Entrai in una comunità di recupero, guidata da un Sacerdote a me molto caro e con cui oggi condivido un bellissimo rapporto di amicizia e collaborazione, don Mirco Barone. Dopo un anno vissuto in questa comunità e dopo essere “guarito”, spinto da don Mirco, che vedeva in me qualcosa di diverso e di speciale, mi ritrovai ad Assisi, dove ebbi la grazia di vivere delle meravigliose esperienze. Tappe importanti dove mi è stata data l’occasione di iniziare un discernimento, già intrapreso in comunità e in parrocchia, ma ora in un modo più profondo e con una prospettiva più vocazionale. E così, attraverso l’esperienza di condivisione con i frati, tra cui ricordo in modo speciale fra Daniele, padre Massimo e padre Mauro, poi l’esperienza del corso zero e la marcia francescana grazie al SOG, ho avuto modo di crescere sia umanamente e sia spiritualmente. È così che finalmente, il giorno 8 settembre del 2012, arrivo a maturare la mia scelta, ad ascoltare quella voce che si era impressa nel mio cuore sin dal primo giorno di comunità, ma a cui non avevo mai avuto il coraggio di rispondere, un po’ per il senso di inadeguatezza nei confronti del mio passato e un po’ per la grande paura di rispondere a un semplice entusiasmo del momento, ma non fu così. Decisi di entrare in seminario e la gioia, mista al forte desiderio di donarmi tutto a Dio per gli altri e soprattutto per i giovani, era grande e soprattutto semplice e vera. E ora eccomi qua.Questo sarà per me un anno di grande prova e di grande sintesi, affronterò l’esame di maturità e mi preparerò a fare il mio ingresso nel Seminario maggiore regionale. Il cammino continua, grazie a Dio, e non rimpiango il mio passato perché se Dio lo ha permesso sono stra-convinto che sarà servito e che servirà per un bene più grande. Oggi, attraverso la musica e le canzoni che ho scritto e che un po’ raccontano quello che ho vissuto, ho portato e continuo a portare la mia storia come testimonianza a tanti giovani in cui sempre riconosco una grande nostalgia, una grande sete di Dio.Con molta semplicità vi ho raccontato la mia storia, importante, bella e speciale come quella di ognuno di noi. Ringrazio Carmine e Anita per la possibilità concessami di dare il mio contributo. Continuate a diffondere la bellezza di Dio che sempre si esprime in coloro che come noi hanno avuto il coraggio di accoglierlo nel proprio cuore…
In fede,
Davide Pic
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