Pieter Bruegel il Vecchio, Nozze paesane o Pranzo di nozze, 1568
L'inizio del Vangelo di oggi è quanto di più promettente si possa desiderare...
Apprendere che il Regno dei Cieli è come un banchetto di nozze è notizia a dir poco eccitante...
Peccato che nelle ultime battute (del Vangelo) la mediocrità dell'uomo rovini l'incantesimo del banchetto. Del resto, che cosa ci può fare Dio, quando, all'ennesimo avviso di correre alla festa, si trova di fronte il solito opportunista che è convinto di poter mangiare a sbafo, senza neppure una parvenza di abito della festa? neanche Lui, neanche Dio, ci può fare niente!
Il nodo da sciogliere è: che cos'è questo abito della festa? non è certo un semplice vestito...niente di esteriore, insomma. L'abito della festa, l'abito nuziale è quella (profonda) condizione interiore che fa di noi delle creature convinte di aver ricevuto da Dio un'attenzione, un affetto, una premura del tutto immeritati, e per questo, sono riconoscenti di questo onore infinitamente superiore rispetto a ciò che si poteva meritare, onore gratuito, onore esagerato...
Matteo evangelista parla anche di dignità, in senso negativo ovviamente: la dignità degli invitati non consiste in particolari talenti personali: se così fosse, dovremmo con tristezza constatare che anche nella vita eterna si ragiona come qui, da noi... Al contrario, Dio non fa alcuna distinzione tra chi è dotato di carismi particolari e chi è normalmente mediocre. Ci chiede solo un po' di gratitudine! Rendere grazie è l'atteggiamento cristiano giusto e necessario per essere ammessi alla festa eterna.
Ringraziare significa riconoscere che, se siamo arrivati fino a qui, non è stato tutto e solo merito nostro. Ringraziare significa riconoscere che da soli non ce l'avremmo fatta!
Dunque non ci resta che riconoscere che "tutto è grazia". La riconoscenza è questa: uno sguardo obbiettivo su di noi e sulla realtà nuda e cruda.
Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti": è vero, il giudizio ultimo non avverrà in base al criterio dell'appartenenza alla Chiesa; è la carità che decreta la separazione tra coloro che si salvano e coloro che non si salvano. Resta il fatto che la Chiesa è scaturita dalla carità di Cristo crocifisso e la carità è il nucleo centrale dell'insegnamento della Chiesa.
Ascoltiamo la Chiesa e ci stupiremo di quanto le distanze tra noi e la salvezza si possano accorciare.
(fr. Massimo Rossi o.p.)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 22,1-14.
In quel tempo, rispondendo Gesù riprese a parlare in parabole ai principi dei sacerdoti e agli anziani del popolo e disse:
«Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi a dire: Ecco ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e i miei animali ingrassati sono già macellati e tutto è pronto; venite alle nozze. Ma costoro non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò e, mandate le sue truppe, uccise quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: Il banchetto nuziale è pronto, ma gli invitati non ne erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze. Usciti nelle strade, quei servi raccolsero quanti ne trovarono, buoni e cattivi, e la sala si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l'abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz'abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti. Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».
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