Quante volte ci sentiamo persi, confusi??
Magari abbiamo la voglia di ripartire c’è, ma non un segnale
guida.. che fare allora??
Conoscete la storia di Abramo, no?!
Abramo è un uomo come
tutti, con i suoi lati positivi e con le sue debolezze. Non se la passa bene in Egitto, ed ecco che,
ad un certo punto, avviene l’Incontro, quello con la I maiuscola. Sì, ci sono “Egitti”
nella storia di ognuno, periodi particolarmente duri, quelli in cui il vortice dei pensieri diventa
troppo assordante e tu proprio non riesci a fermarlo. E in questo mare di
“voci” accade di cogliere una flebile scossa, intermittente, quasi un momento
di lucidità, come se, improvvisamente, sollevassi la testa e ti accorgessi che,
a forza di pensare, ti sei perso…ti sei perso nelle cose, hai smarrito la
strada. Dove sei arrivato? In che posto ti trovi? Ecco che, al culmine del
turbamento, senti la necessità di RITROVARTI.
Il Signore disse ad Abram: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò”.
A volte ci lasciamo incatenare dalla paura e dalla pigrizia ed
arriviamo a diventare schiavi, ma di che cosa? O di chi? Forse solo di noi
stessi. Spesso siamo proprio noi i nostri carcerieri!
Soffermiamoci qualche secondo sull’ordine dato da Dio ad
Abramo: Vattene, in ebraico si
traduce “lek lekà”, cioè “parti per partorire… va’ verso di te”.
Per ritrovarci, allora, dobbiamo lasciare tutte quelle
sicurezze che sono racchiuse nel nostro presente (la casa, la terra, i parenti).
Non è un segreto e lo sappiamo…il contesto in cui viviamo, il passato che ci insegue
come un’ombra, i tanti legami affettivi che ci tengono come ostaggi...o
semplicemente i ricordi, la malinconia…tutto può diventare un laccio che ci
serra i polsi e che ci impedisce i movimenti. E’ sconvolgente questo comando divino: parla
di un camminare stando fermi! E’ come se chiedesse di fare ad Abramo un
meraviglioso e lunghissimo viaggio la cui meta è se stesso, non un luogo
fisico, ma un parto, un passaggio doloroso, ma bellissimo, da ciò che sei a ciò
che puoi diventare in pienezza, dal tuo essere ora alla Vita!
“Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”.
Questa chiamata è al contempo un ordine ed una promessa, una
meravigliosa promessa di felicità! Dio sembra dire, non solo ad Abramo, ma ad
ognuno di noi: “Non aver paura, ritroverai te stesso e non sarai più schiavo
del tuo passato. Se intraprendi questo viaggio, ti colmerò di benedizioni e,
vedrai, mentre cammini, non sarai solo: io stesso mi prenderò cura di te”.
Il nostro
desiderio si concretizza nel momento in cui scegliamo Dio come compagno di
viaggio.
Il nostro sì non deve durare un attimo, ma deve essere pronunciato
ogni giorno e durare una vita.
Mi chiedo: come si fa a rifiutare Qualcuno che ci ha giurato
un amore così eterno?
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