giovedì 6 novembre 2014

UN VIAGGIO...UNA PROMESSA!





Quante volte ci sentiamo persi, confusi??
Magari abbiamo la voglia di ripartire c’è, ma non un segnale guida.. che fare allora??

Conoscete la storia di Abramo, no?!

Abramo è un uomo  come tutti, con i suoi lati positivi e con le sue debolezze.  Non se la passa bene in Egitto, ed ecco che, ad un certo punto, avviene l’Incontro, quello con la I maiuscola. Sì, ci sono “Egitti” nella storia di ognuno, periodi particolarmente duri,  quelli in cui il vortice dei pensieri diventa troppo assordante e tu proprio non riesci a fermarlo. E in questo mare di “voci” accade di cogliere una flebile scossa, intermittente, quasi un momento di lucidità, come se, improvvisamente, sollevassi la testa e ti accorgessi che, a forza di pensare, ti sei perso…ti sei perso nelle cose, hai smarrito la strada. Dove sei arrivato? In che posto ti trovi? Ecco che, al culmine del turbamento, senti la necessità di RITROVARTI.

Il Signore disse ad Abram: “Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò”.

A volte ci lasciamo incatenare dalla paura e dalla pigrizia ed arriviamo a diventare schiavi, ma di che cosa? O di chi? Forse solo di noi stessi. Spesso siamo proprio noi i nostri carcerieri!
Soffermiamoci qualche secondo sull’ordine dato da Dio ad Abramo: Vattene, in ebraico si traduce “lek lekà”, cioè “parti per partorire… va’ verso di te”.
Per ritrovarci, allora, dobbiamo lasciare tutte quelle sicurezze che sono racchiuse nel nostro presente (la casa, la terra, i parenti). Non è un segreto e lo sappiamo…il contesto in cui viviamo, il passato che ci insegue come un’ombra, i tanti legami affettivi che ci tengono come ostaggi...o semplicemente i ricordi, la malinconia…tutto può diventare un laccio che ci serra i polsi e che ci impedisce i movimenti.  E’ sconvolgente questo comando divino: parla di un camminare stando fermi! E’ come se chiedesse di fare ad Abramo un meraviglioso e lunghissimo viaggio la cui meta è se stesso, non un luogo fisico, ma un parto, un passaggio doloroso, ma bellissimo, da ciò che sei a ciò che puoi diventare in pienezza, dal tuo essere ora alla Vita!

“Farò di te un grande popolo e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e diventerai una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”.

Questa chiamata è al contempo un ordine ed una promessa, una meravigliosa promessa di felicità! Dio sembra dire, non solo ad Abramo, ma ad ognuno di noi: “Non aver paura, ritroverai te stesso e non sarai più schiavo del tuo passato. Se intraprendi questo viaggio, ti colmerò di benedizioni e, vedrai, mentre cammini, non sarai solo: io stesso mi prenderò cura di te”.

Il nostro desiderio si concretizza nel momento in cui scegliamo Dio come compagno di viaggio.

Il nostro sì non deve durare un attimo, ma deve essere pronunciato ogni giorno e durare una vita.

Mi chiedo: come si fa a rifiutare Qualcuno che ci ha giurato un amore così eterno?

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