sabato 8 novembre 2014

XXXII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - Dedicazione della Basilica Lateranense



Oggi celebriamo la festa della cattedrale di Roma, la madre di tutte le chiese dell’Urbe e del mondo. La liturgia ci aiuta a comprendere il significato autentico di questa festa.

La Basilica Lateranense è importante perché segno visibile del tempio celeste descritto nella prima lettura, dal quale sorge «un fiume da non potersi passare a guado», sulle cui sponde esplode la Vita: è l’acqua del Battesimo nella quale la Chiesa ci immerge, affinché ne usciamo figli di Dio.

Nel Vangelo, Gesù afferma: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere»; l’evangelista aggiunge: «Egli parlava del tempio del suo corpo».
Gesù, il primo tra i Risorti, ci vuole simili a Lui, anche nella nostra parte corporea.

Con il Battesimo diventiamo tempio di Cristo. San Paolo, infatti, dice: «Santo è il tempio di Dio che siete voi».

La nostra esperienza di fede, come ogni altra esperienza che abbia carattere di relazionalità, ha bisogno di una «casa» che la renda possibile e la esprima.

Gesù stesso promette: se l’anima resterà luminosa, dal nostro cuore sgorgheranno fiumi di acqua viva, «grideremo» il Vangelo con la vita e la terra diventerà di nuovo il Giardino di Dio.

Noi.. pietre vive! Scelti ed amati siamo chiamati a costruire il tempio di Dio in mezzo al suo popolo. Siamo chiamati ad andare verso Gesù.

Stringerci attorno a Lui, riconoscerlo come «pietra» preziosa, scartata dai costruttori, ma diventata, per noi, pietra angolare sopra cui costruire la nostra vita.

Spesso anche noi siamo tentati di «scartare» Gesù scegliendo altre strade, (sorpassando a destra e a sinistra) percorriamo una felicità senza meta, perché non abbiamo creduto alla sua parola.

Alla salvezza abbiamo preferito la morte, alla luce le tenebre, alla grazia il peccato. All’amore l’odio, alla solidarietà l’ indifferenza.
La chiamata alla fede è proprio questo «scegliere» Cristo.

Non è facile essere suoi discepoli, «ma a quanti lo hanno accolto ha dato il potere di diventare figli di Dio», persone capaci di ardere per Lui e per il Vangelo.
Solo così, come pietre vive saremo capaci di generare Gesù agli uomini e aiutarli a capire che Dio è comunione e porta comunione,  è amore e porta amore.

Tutto questo ci rende responsabili gli uni degli altri. Insieme siamo chiamati a costruire la Chiesa di Dio, a formare un popolo santo nel quale ciascuno è indispensabile.

(P. Stefano Orsi, ofm)

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