Vegliate! Così Gesù conclude il suo ultimo discorso, prima di
consegnarsi nelle mani dei carnefici.
C’è chi sostiene che la religione è
l’oppio dei popoli, annebbia la coscienza.
Il
Signore confuta una simile menzogna
con questo brano evangelico che, oggi, prima domenica di avvento, la liturgia ci propone: un autentico inno alla vigilanza.
Il
cristianesimo infatti fa tenere gli
occhi aperti per scrutare ciò che la notte potrebbe nascondere. Ma non basta.
Quello
che colpisce di più nella lettura
del vangelo è il fatto che questo padrone, prima di partire, compie un gesto di
estrema fiducia; affida ai suoi
servi dei beni per cui i servi sono destinatari di un’opera iniziata dal
padrone e che adesso devono portare a compimento.
Uscendo
fuori metafora possiamo dire che noi
cristiani siamo i custodi del regno
di Dio, siamo gli eredi legittimi
dell’attività iniziata da Gesù Cristo.
Gesù,
infatti, battezzandoci nel suo
Spirito, ha lasciato ai suoi servi il suo stesso potere di Figli. Noi siamo, dunque, responsabili
di fare e di dire ciò che Egli ha fatto e detto. Il suo venire
a noi deve corrispondere ad un nostro
andare a Lui.
L’avvento
è come un viale; ad un estremo sta
Gesù, all’altro stiamo noi, suoi amici. Ci riconosciamo, corriamo l’uno verso
l’Altro: Dio fatto uomo e la sua creatura tanto amata s’incontrano,
abbracciandosi.
Ma
in che cosa consiste la nostra corsa
verso di Lui? Il discepolo non deve attendere il momento dell’abbraccio in uno
stato di agitazione privo di senso.
Prima
di partire, infatti, Gesù ha dato
qualcosa a ciascuno. Non ha dato tutto a tutti, perché la nostra vanità
sarebbe stata paga e ci saremmo chiusi nell’autosufficienza, dimentichi di Dio
e del prossimo.
Qualcosa
di simile a quanto sta accadendo
alla nostra ricca società occidentale. Ma il Padre vuole che ognuno aiuti il
fratello in ciò che ha e sia aiutato in ciò che non ha, in spirito di reciproco
servizio.
Vegliare è dunque saper rispettare ciascuno il proprio ruolo:
il portiere apre la porta perché
questo è il suo compito ed accoglie il padrone
di casa; i servi sono chiamati a
svolgere le proprie mansioni perché la casa non vada in rovina.
Inoltre
vigilanza / veglia è anche sinonimo
di risurrezione. Il cristiano che
aspetta il ritorno di Gesù Cristo è figlio della risurrezione.
E’
opportuno vivere questo periodo di
avvento con la certezza di chi in
primo luogo si sente impregnato dello Spirito del Cristo risorto, cioè cercare di guardare il mondo non solo
con gli occhi della carne, ma soprattutto con quello dello Spirito.
E’opportuno anche essere uomini della Speranza, cioè di quella virtù che apre
l’uomo e le sue azioni al mondo di Dio. Iniziare
a ragionare con la mente di Dio. Sviluppare
la coscienza che siamo chiamati a essere missionari.
La
missione non è un modo di essere
cristiani, ma è apertura continua
alla volontà di Dio.
Iniziamo a fidarci di Dio, perché se mi ha mandato ad annunciare, qualcosa
succederà. Il mondo cambierà nel
momento in cui ci sono persone che credono
in quello che fanno.
Diamo
dunque la nostra adesione totale e
senza riserve al piano di Dio per scoprire la bellezza dell’essere cristiano e l’autenticità della nostra fede.
(P. Stefano Orsi, ofm)
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 13,33-37. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti, vegliate, perché non sapete quando sarà il momento preciso. E' come uno che è partito per un viaggio dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vigilare. Vigilate dunque, poiché non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino,perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: Vegliate!».
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.