martedì 2 dicembre 2014

MA DELL'ATTESA COSA CI RESTA?


Mancano pochi giorni al Natale e ovunque le vetrine illuminate, gli abeti nelle piazze, le comete luccicanti sulle facciate delle chiese creano un’atmosfera di familiarità e danno tepore domestico al freddo di Dicembre. 
Non so quali e quanti siano i pensieri che passano per la vostra testa in questo periodo, ma scommetto che hanno a che fare con i ricordi della fanciullezza; le poesie recitate ad alta voce; l’abbraccio dei nonni; la mamma in cucina a preparare il cenone; le innocenti promesse di “fare il bravo” .Questo periodo di preparazione ci fa riscoprire, almeno a quanto si respira, dei valori che durante l’anno sono un po’ messi al margine della nostra coscienza…

Tutti aspettano qualcuno o qualcosa: un familiare che ritorna a casa, un abbraccio, un bacio che tardava ad arrivare, un perdono ricevuto o offerto, Dio che si fa uomo e viene nella storia dell’uomo.
L’attesa, l’avvento…Ad-ventus vuol dire letteralmente qualcosa che ti viene incontro, che sta venendo verso di te.
Come noi facciamo i regali per affermare la nostra volontà ad essere presenti nel cuore delle persone, c’è un Dio che ci vuole fare un regalo, ci sta mandando qualcosa, ci ha inviato un dono. Lo accoglieremo?
Il segreto per vivere meglio questa attesa è non proiettare sempre il nostro pensiero alla meta. Purtroppo le leggi sociali ci impongono certi ritmi che portano il nostro pensiero ad accelerare sempre di più per poter arrivare quanto prima al soddisfacimento dei nostri bisogni materiali e spirituali. Ma dell’attesa poi cosa ci resta? Forse poco e niente.

Ecco,forse dovremmo rallentare un po’ le lancette che scandiscono il tempo della nostra vita. Forse dovremmo non solo tornare col semplice ricordo all'età della fanciullezza, ma rivivere quel ricordo, trasformandolo in azioni concrete: far visita a parenti lontani, andare in chiesa per aiutare il parroco, passare un po’ di tempo in famiglia. Sono cose che forse facciamo già per abitudine, o forse le abbiamo dimenticate, presi da cose più urgenti, ma potrebbero riempire di senso questo tempo di attesa.

Quello che voglio dire prima di tutto a me stesso è che questo tempo ci dà la possibilità di mettere a posto tante cose che non vanno bene nella nostra vita. E’ vero: ogni momento è il momento giusto, ma, come dire, ora possiamo sfruttare la scia. 
Il nostro attendere non deve essere come la fermata di un autobus, dove aspettiamo annoiati nella speranza che il prossimo arrivi a più presto. Ma piuttosto dobbiamo incamminarci, per andare in contro al Dio viene e che cammina con noi…L’Emmanuel.

Ognuno di noi spera sempre di vivere il Natale che arriva in maniera speciale…Proviamoci allora, magari sarà la volta buona! Un natale da non dimenticare!

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