sabato 22 novembre 2014

XXXIV Domenica - Solennità dI Nostro Signore Gesù Cristo Re dell'universo


In quest’ultima domenica dell’anno liturgico la Chiesa ci fa celebrare la solennità di Cristo Re dell’universo. Questa ricorrenza potrebbe anche avere un altro nome: si potrebbe chiamare la festa di un universo servo, “schiavo” di Cristo.  

Tutto l’universo ha un unico Signore e Padrone ed è Gesù!

Nell'universo gli uomini, come ebbe a dire Giovanni Paolo II nel libro scritto da lui in occasione del suo 50° di ordinazione sacerdotale, hanno una profonda sete, quella di Cristo.Talvolta questa sete così importante viene soddisfatta dall’umanità non con l’acqua fresca del Signore Gesù, ma con tante altre bevande inebrianti che si chiamano denaro, potere, successo, carriera…
Queste bevande non solo non tolgono la sete, ma “drogano” l’uomo di oggi rendendolo incapace di arrivare alla sorgente dell’acqua viva.

Le parole del salmo responsoriale che oggi viene proclamato sono molto chiare a riguardo: 

«Il Signore è il mio pastore non manco di nulla; su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino, per amore del suo nome»

Le tragedie di oggi ci parlano di un mondo disperato: il grande problema della fame, il grande genocidio perpetrato in diverse parti del mondo, la delinquenza che diventa «regola di vita», non possono che farci guardare all’umanità con sguardo compassionevole e pieno di affetto.
Proprio questa umanità piena di polvere e sfinita oggi è chiamata ad alzare il proprio volto martoriato e pieno di lacrime.

Coraggio!
L’universo ha un Re, questo Re ci ama e proprio Lui ha nelle mani le sorti segrete del mondo, la sua Provvidenza guida gli eventi.

Noi, che per grazia crediamo nel Signore Gesù, abbiamo infatti la certezza che la vittoria dell’amore è già in atto perché il Padre, sacrificando il Figlio, ha dato inizio alla realizzazione di un regno che non sarà mai completamente di questo mondo; regno di verità e di vita, di santità e di grazia, di giustizia, di amore e di pace.

Egli Chiama tutti noi oggi a riprendere coraggio, chiama tutti coloro che «sono intossicati» dal denaro, dal successo, dalla carriera a liberarsi di tutto questo per bere acqua fresca.

Ancora oggi è possibile essere felici a patto di entrare nel più profondo di se stessi e di «piantare il vessillo di Cristo Re», direbbe sant’Ignazio di Lojola , nelle pieghe più nascoste della nostra anima.
Solo affidandoci a Lui potremo cogliere il senso del vivere, solo incontrandoci con Lui potremo trasformare la nostra esistenza in una grande festa.

Non è impossibile, si deve solo avere il coraggio di provare. Sarà molto duro… ma il successo è assicurato, perché come dice il ritornello del salmo odierno:

«Tu mi conduci Signore nel regno della vita»
(Padre Stefano Orsi, ofm)




 Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo 25,31-46. In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che stanno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo veduto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando ti abbiamo visto forestiero e ti abbiamo ospitato, o nudo e ti abbiamo vestito? E quando ti abbiamo visto ammalato o in carcere e siamo venuti a visitarti? Rispondendo, il re dirà loro: In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me. Poi dirà a quelli alla sua sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli. Perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato da bere; ero forestiero e non mi avete ospitato, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch'essi allora risponderanno: Signore, quando mai ti abbiamo visto affamato o assetato o forestiero o nudo o malato o in carcere e non ti abbiamo assistito? Ma egli risponderà: In verità vi dico: ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l'avete fatto a me. E se ne andranno, questi al supplizio eterno, e i giusti alla vita eterna». 

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