giovedì 25 dicembre 2014

NATALE DEL SIGNORE


In questo giorno così solenne ma nello stesso tempo carico di silenzio e contemplazione, vorrei rileggere con voi alcuni passaggi del prologo giovanneo, il testo evangelico che abbiamo appena ascoltato. Molti autori antichi, riferendosi al mistero del Natale, parlano di “scambio”.

In latino suona “commercium”, che fa pensare a una sorta di rapporto economico. In un certo senso è vero … la peculiarità consiste però nel fatto che in tale rapporto ricaviamo un guadagno incomparabile.
Partiamo dal vertice.

All’inizio di tutto c’era la “Parola”, il “Verbo”, una realtà che è Dio stesso. Siccome sappiamo dalla Genesi, il primo libro della Bibbia, che Dio parla e ha inizio la creazione, l’autore del testo può affermare che tutto è stato creato “per mezzo suo”. Il vertice è quindi sceso per dare inizio alla storia del mondo.

Dio è luce, luce che da la vita, eppure il popolo eletto, dall’esodo alle vicende dei profeti, gli ha opposto la tenebra del peccato. Il versetto quinto del prologo sembra il riepilogo di tutto l’Antico Testamento. Il vertice è sceso nella storia umana, ma gli uomini, credenti e non, gli hanno opposto resistenza.

Proseguiamo con la discesa.
Venne Giovanni, il Battista, colui che non era la luce ma la lampada, colui che doveva preparare il terreno del cuore umano ad accogliere la luce vera. Quel vertice creatore, la luce, una volta discesa sulla terra, non venne riconosciuta. Il vertice scende non solo nella storia ma nella carne umana, ma neanche questa volta è stato accolto. Non solo: “venne tra la sua gente”, cioè in Israele, eppure i credenti nel Dio unico lo hanno messo a morte.
Siamo arrivato al versetto undicesimo. Finora il vertice è disceso vertiginosamente, da Dio alla storia umana, per finire sulla croce.

Che senso ha la vicenda di Gesù? L’evangelista ce lo spiega subito dopo: coloro che lo hanno accolto sono divenuti figli di Dio. Traduciamo al presente: se riesci ad accogliere la piccolezza di un Dio che si fa bambino e desideri imitarlo a partire dalla grotta di Betlemme, allora ti stai immergendo nel mistero del Natale.
Non so quanti di noi siano riusciti nell’impresa, ma una cosa è certa. Chi riesce ad accogliere Gesù può proseguire nella lettura del prologo.


A quanti lo hanno accolto … figli di Dio. Accogliere Gesù significa comprendere che in Dio si rinasce non per privilegio o per discendenza o per razza o per abilità o per qualsiasi altro mezzo umano, ma solo per un suo dono, senza distinzione alcuna.

Si è fatto carne ... Accogliere Gesù significa riconoscere che Dio si è fatto carne, ha condiviso la nostra condizione, ci ha fatto vedere il volto di Dio, ci ha fatto capire cosa è la grazia e cosa è la verità. Non più concetti astratti, ma tutto racchiuso in una persona umana.

Giovanni grida … Accogliere Gesù significa ringraziare per il dono del Battista, colui che sa guidarci sulla via che conduce direttamente all’Agnello, a colui che dona tutto se stesso per noi.
Abbiamo ricevuto e grazia su grazia. Accogliere Gesù significa capire che nell’orribile episodio della croce ha inizio il suo dono più bello.

Perché la Legge … Accogliere Gesù significa far tesoro della Legge, necessaria per perfezionarsi dinanzi a Dio, ma non fermandosi a essa perché Cristo è capace di donarti qualcosa di più.
Dio nessuno lo ha mai visto … Accogliere Gesù significa sentirsi in pace con Dio, perché suo Figlio ce ne ha rivelato il vero volto.


Siamo soliti addobbare il presepe con la stella al di sopra della grotta. Forse è la migliore immagine per parlare dello “scambio”. Impariamo a chinarci dinanzi a un Dio che si fa piccolo, e la stella della sua grazia e della sua gloria, cioè della sua presenza, non mancherà di illuminare il nostro cammino.

P.Stefano Orsi ofm


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