In questo giorno così solenne ma nello stesso tempo carico di silenzio e contemplazione, vorrei rileggere con voi alcuni passaggi del prologo giovanneo, il testo evangelico che abbiamo appena ascoltato. Molti autori antichi, riferendosi al mistero del Natale, parlano di “scambio”.
In
latino suona “commercium”, che fa
pensare a una sorta di rapporto economico. In un certo senso è vero … la
peculiarità consiste però nel fatto che in tale rapporto ricaviamo un guadagno
incomparabile.
Partiamo
dal vertice.
All’inizio di tutto c’era la “Parola”, il “Verbo”, una realtà che è Dio stesso.
Siccome sappiamo dalla Genesi, il primo libro della Bibbia, che Dio parla e ha
inizio la creazione, l’autore del testo può affermare che tutto è stato creato
“per mezzo suo”. Il vertice è quindi sceso per dare inizio alla storia del
mondo.
Dio è luce, luce che da la vita, eppure il popolo eletto,
dall’esodo alle vicende dei profeti, gli ha opposto la tenebra del peccato. Il
versetto quinto del prologo sembra il riepilogo di tutto l’Antico Testamento.
Il vertice è sceso nella storia umana, ma gli uomini, credenti e non, gli hanno
opposto resistenza.
Proseguiamo con la discesa.
Venne
Giovanni, il Battista, colui che non era la luce ma la lampada, colui che
doveva preparare il terreno del cuore umano ad accogliere la luce vera. Quel
vertice creatore, la luce, una volta discesa sulla terra, non venne
riconosciuta. Il vertice scende non solo nella storia ma nella carne umana, ma
neanche questa volta è stato accolto. Non solo: “venne tra la sua gente”, cioè
in Israele, eppure i credenti nel Dio unico lo hanno messo a morte.
Siamo
arrivato al versetto undicesimo. Finora il vertice è disceso vertiginosamente,
da Dio alla storia umana, per finire sulla croce.
Che senso ha la vicenda di Gesù? L’evangelista ce lo spiega subito dopo:
coloro che lo hanno accolto sono divenuti figli di Dio. Traduciamo al presente:
se riesci ad accogliere la piccolezza di un Dio che si fa bambino e desideri
imitarlo a partire dalla grotta di Betlemme, allora ti stai immergendo nel mistero
del Natale.
Non
so quanti di noi siano riusciti nell’impresa, ma una cosa è certa. Chi riesce
ad accogliere Gesù può proseguire nella lettura del prologo.
A quanti lo hanno accolto … figli di Dio. Accogliere Gesù significa
comprendere che in Dio si rinasce non per privilegio o per discendenza o per
razza o per abilità o per qualsiasi altro mezzo umano, ma solo per un suo dono,
senza distinzione alcuna.
Si è fatto carne ... Accogliere Gesù significa riconoscere che Dio
si è fatto carne, ha condiviso la nostra condizione, ci ha fatto vedere il
volto di Dio, ci ha fatto capire cosa è la grazia e cosa è la verità. Non più
concetti astratti, ma tutto racchiuso in una persona umana.
Giovanni grida … Accogliere Gesù significa ringraziare per il
dono del Battista, colui che sa guidarci sulla via che conduce direttamente
all’Agnello, a colui che dona tutto se stesso per noi.
Abbiamo
ricevuto e grazia su grazia. Accogliere Gesù significa capire che nell’orribile
episodio della croce ha inizio il suo dono più bello.
Perché la Legge … Accogliere Gesù significa far tesoro della
Legge, necessaria per perfezionarsi dinanzi a Dio, ma non fermandosi a essa
perché Cristo è capace di donarti qualcosa di più.
Dio
nessuno lo ha mai visto … Accogliere Gesù significa sentirsi in pace con Dio,
perché suo Figlio ce ne ha rivelato il vero volto.
Siamo soliti addobbare il presepe con
la stella al di sopra della grotta. Forse è la migliore immagine per parlare
dello “scambio”. Impariamo a chinarci dinanzi a un Dio che si fa piccolo, e la
stella della sua grazia e della sua gloria, cioè della sua presenza, non
mancherà di illuminare il nostro cammino.
P.Stefano Orsi ofm
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